L’eco della guerra in Sudan riecheggia ora più forte che mai, da sabato infatti si sarebbero intensificati gli scontri tra le forze armate del generale Abdel-Fattah Al-Burhan, capo del Consiglio sovrano che guida il paese, e paramilitari delle Forze di sostegno rapido (Rsf) guidate dal numero due della giunta, Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti.
Gli ultimi aggiornamenti del conflitto
La capitale sudanese, Khartoum, vittima di una sconsiderata infrazione di una tregua stabilita per garantire l’evacuazione dei civili avrebbe ricevuto una “giustificazione” ufficiale per il vile attacco, portavoce dell’esercito dichiarerebbero infatti che l’attacco nella città avrebbe avuto lo scopo di stanare i principali rivali nel conflitto, le Forze di Supporto Rapido (RSF).
Il bilancio è drammatico, sarebbero stati stimati infatti oltre 500 civili caduti sotto i bombardamenti, sebbene la stima si ipotizza sia stata calcolata al ribasso; altro dato estremamente preoccupante sarebbero i milioni di civili rimasti intrappolati a Khartoum, impossibilitati a godere del corridoio umanitario prima garantito dalla tregua dei Generali.
Il comandante dell’esercito Gen Abdel Fattah al-Burhan e il capo della RSF Gen Mohamed Hamdan Dagalo, in disaccordo sui piani per includere la RSF nell’esercito, avrebbero infatti promesso una tregua umanitaria in seguito agli intensi sforzi diplomatici di Stati Uniti, Regno Unito e Nazioni Unite.
Il paese è ora in una guerra civile, afferma l’uomo d’affari e filantropo sudanese Mo Ibrahim: “non si deve permettere che il conflitto si estenda oltre i suoi confini e diventi regionale, non vogliamo un’altra Siria“
Paul Adams, che sterebbe monitorando gli eventi dalla capitale del Kenya, Nairobi, afferma che i combattimenti si concentrano principalmente nel nord di Khartoum, vicino alla confluenza del Nilo Azzurro e del Nilo Bianco, ma proprio dall’altra parte della città le persone si starebbero nascondendo nelle proprie abitazione, chiedendosi se sia più pericoloso restare o andarsene.
“L’esercito avrà difficoltà a espellere le RSF da Khartoum, nonostante la potenza di fuoco superiore dell’esercito, i paramilitari sono altamente mobili e più adatti alla guerra urbana”. dichiara Paul Adams.
Gli sforzi della Comunità Internazionale
Innumerevoli gli sforzi della comunità internazionale per garantire un briciolo di umanità per la popolazione sudanese, il Programma Alimentare Mondiale infatti avrebbe annunciato l’intenzione di riprendere con le operazioni di assistenza in Sudan.
L’organizzazione umanitaria sarebbe tornata sui suoi passi, dopo essersi ritirata dalla regione in seguito all’uccisione di tre suoi volontari durante i combattimenti scoppiati a Khartoum, promettendo il rinnovo degli sforzi per garantire viveri di prima necessità ai veri “ostaggi” di questa guerra, i cittadini sudanesi.
Il Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) afferma che un aereo sarebbe riuscito ad atterrare a Port Sudan con otto tonnellate di aiuti umanitari, compresi kit sanitari per gli ospedali.
“Con le ostilità ancora in corso, le squadre del CICR avranno bisogno di garanzie di passaggio sicuro dalle parti in conflitto per consegnare questo materiale alle strutture mediche in luoghi con combattimenti attivi, come Khartoum”, si legge in una nota.
Le testimonianze all’interno del conflitto
Hamid Khalafallah, del Tahrir Institute for Middle East Policy, anch’egli impossibilitato a lasciare il paese avrebbe dichiarato:
“Quando c’è un bombardamento molto forte e si avvicina, ci rifugiamo in casa, proviamo a venire tutti in una stanza centrale, lontano dalle finestre, lontano dai muri, e così via, e restiamo sdraiati sul pavimento finché non passa.
“Quando è un po’ più lontano, cerchiamo di utilizzare le ore tranquille che abbiamo – un paio d’ore al giorno – per uscire rapidamente e ottenere ciò di cui abbiamo bisogno, il che è anche molto rischioso, ma dobbiamo farlo”.
Il signor Khalafallah avrebbe poi aggiunto che il suo quartiere sarebbe disseminato di posti di blocco RSF, con persone che rischiavano la vita ogni volta che dovevano negoziare la loro strada. “È fondamentalmente una scommessa. A volte ti lasciano passare, a volte no. A volte ti sparano, a volte rubano le tue cose ed è molto casuale”.