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La perdita delle ultime roccaforti Occidentali in Africa

Loccidente non rappresenta più una certezza di sicurezza o benessere in nessuana parte del mondo, e chi di loro ancora contava su di noi comincia ad accorgersene, i paesi del BRICs sono già pronti a rimpiazzarci

L’Occidente non gode più del proprio “prestigio” in Africa; terminato il colpo di stato in Niger i dimostranti sventolano vessilli russi sul seggio del deposto presidente Mohamed Bazoum.

Termina anche l’era post-coloniale dell’Occidente

Corrispettivamente all’incremento dell’influenza BRICs sul piano internazionale, la credibilità e il prestigio occidentale è andato scemando nel corso degli ultimi decenni, portandoci al punto di poter contare gli alleati rimasti, fuori dal quadro atlantico, sulle dita di una mano.

il Niger in particolare rappresenterebbe il canto del cigno dell’era occidentale, il paese africano infatti storicamente avrebbe sempre rappresentato una roccaforte dell’influenza occidentale, complice il rapporto simbiotico intrattenuto con la Francia in quanto ex colonia.

Niamey, la capitale nigerina, vanterebbe infatti il titolo di settimo maggiore produttore di uranio al mondo, combustibile vitale per la produzione di energia nucleare, caposaldo della produzione energetica dell’ex potenza coloniale francese.

Il fascino di Mosca e il disprezzo per l’Europa

il 26 Luglio 2023, il Niger è stato vittima di un celere colpo di stato ad opera del generale Abdourahamane Tchiani, sotto la nuova “amministrazione”, ancora non riconosciuta dalla comunità internazionale, si sarebbe sviluppato, o per meglio dire manifestato, un clima di insofferenza e rancore verso le istituzioni occidentali, a cui si aggiungerebbe un chiaro interesse da parte dei rivoltosi nigerini di intraprendere delle relazioni diplomatiche strette con Mosca.

Desterebbe molta preoccupazione infatti un “movimento” sviluppatosi nella città di Zinder, guidato da un misterioso uomo d’affari, che avrebbe preferito non divulgare la propria identità, certo non sarebbe l’anonimato di questo fantomatico uomo d’affari a scuotere le democrazie occidentali, bensì alcune sue dichiarazioni che lascerebbero intendere un notevole campo di rotta per il futuro del Niger, almeno sul piano diplomatico.

“Sono pro-russo, fin dall’infanzia mi sono opposto alla Francia”. e ancora “Hanno sfruttato tutte le ricchezze del mio paese come uranio, benzina e oro. I nigeriani più poveri non sono in grado di mangiare tre volte al giorno a causa della Francia”. Sarebbero solo alcuni dei primissimi commenti rubati al leader del Movimento.

Manifestanti da tutta la regione sarebbero poi accorsi per una grande manifestazione a Zinder questo lunedì, in questa occasione l’anonimo leader avrebbe sfoggiato un completo bianco, rosso e blu, ma non in onore del tricolore francese, bensì come chiarissimo omaggio alla bandiera della Federazione Russa.

La regione dell’Africa Occidentale nella storia contemporanea

Il presidente Bazoum entrò in carica nel 2021, a seguito della prima transizione di potere democratica e pacifica del Niger dall’indipendenza nel 1960.
Ma il suo governo fu bersagliato dai militanti islamisti legati al gruppo dello Stato islamico e ad al-Qaeda stanziatisi in parti del deserto del Sahara e del Sahel semi-arido appena a sud.

Reduce di secoli di instabilità politica e influenze coloniali, il Niger conta una stima di 24,4 milioni di abitanti, dove almeno il 40% di essi vivrebbe in uno stato di povertà assoluta, ovvero con poco più di due dollari al giorno; insomma un terreno più che fertile per raccogliere i semi di frustrazione e risentimento.

Condizioni geopolitiche, democratiche ed economiche analoghe si potrebbero osservare nella vicina Mali o nel confinante Burkina Faso, anch’essi vittime dello storico sfruttamento ad opera dell’occidente, molti sarebbero caduti sotto il fascino dell’illusione di indipendenza e integrità promosso dai movimenti radicali sviluppatisi nella regione.

Mentre alcuni avrebbero cominciato a favoreggiare per l’estremismo Jihadista, come risposta al proprio sentimento di malessere e frustrazione, chi rimase cominciò a dubitare sulla reale utilità dei numerosissimi contingenti militari francesi nei propri territori, se in definitiva gli attacchi degli estremisti si fecero solo più frequenti ed efficaci, incrementando così un sentimento anti-francese in entrambe le correnti ideologiche dominanti nella regione.

Per prima Mali disconobbe l’autorità francese, accogliendo i mercenari del gruppo russo Wagner come risposta all’avanzata dei radicali Jihadisti, cacciando le truppe francesi già di istanza sul territorio e respingendo l’invio di migliaia di truppe di pace inviate dalle Nazioni Unite.

Il fenomeno si replicò quasi specularmente poi in Burkina Faso, per poi espandersi a macchia d’olio nel resto della regione occidentale dell‘Africa, arrivando quindi in Niger, dove l’unico ostacolo all’avanzata delle “legioni Wagner” era l’ex presidente Bazoum.

Una regione “divisa” per il Niger di domani

In seguito al successo delle proteste di Zinder, l’uomo d’affari pro-Russia è positivo su come Mosca possa sopperire alle mancanze dell’occidente: “Voglio che la Russia aiuti con la sicurezza e il cibo”, avrebbe dichiarato. “La Russia può fornire tecnologia per migliorare la nostra agricoltura”.

Ma Moutaka, un rappresentate agricoltore della città di Zinder, rifiuta di sostenere le rivolte, ammonendo sui danni che il colpo di stato porterà alla nazione: “Non sostengo l’arrivo dei russi in questo paese perché sono tutti europei e nessuno ci aiuterà”, ha detto. “Amo il mio paese e spero che possiamo vivere in pace”.

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