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Niki Lauda, pioniere dell’automobilismo e leggenda della Formula 1

Vita e carriera del re delle corse, dal dramma del Nürburgring al ritorno ai circuiti

Andreas Nikolas Lauda, più comunemente noto come Niki Lauda, nasce a Vienna, in Austria, il 2 febbraio 1949. È ad oggi ricordato non solo come uno dei più grandi piloti di Formula Uno, ma anche come uno tra i più attivi uomini d’affari nel campo dell’imprenditoria. 

Al suo nome è legata, tra le altre cose, anche la capacità di aver avvicinato il rigido automobilismo dei primi anni a quello moderno di sponsor, pubblicità, tecnologie e grande pubblico. 

 

La carriera e l’inferno sulle piste

Lauda è figlio di una ricca famiglia austriaca; per genitori e nonni, da anni imprenditori di successo in molti settori dell’economia, il suo futuro è già scritto: la sua vita lavorativa lo vede al vertice delle aziende familiari nel settore dell’industria. 

Nel cuore di Niki però c’è tutt’altro, la passione per le corse ed i motori portano sin dalla sua gioventù ad accesi scontri a casa. 

Appena quindicenne il pilota compra la sua prima auto, una VW Cabrio pagata 1.500 scellini. Nel 1968 gareggia per la prima volta in Formula V, classificandosi secondo.

Solo due anni dopo arriva l’esordio in Formula Tre con una McNamara, le capacità del giovane Lauda sono indiscutibili, il motore però è mediocre e l’esito della corsa non è quello sperato. 

Un piccolo cambiamento sopraggiunge nel 1971, anno in cui, grazie alla stipula di un’assicurazione sulla vita, Niki riesce ad ottenere un prestito bancario pari a circa 35.000 sterline. L’ingente somma gli consente di prender parte al campionato di Formula Due europea alla guida di una March. Anche stavolta, nonostante le innate capacità, il ragazzo non riesce a mettersi in mostra.

Lauda continua a gareggiare ed in nessuna gara riesce a spiccare tra tutti, l’annata non è un granché, molti debiti, pochi risultati e un gran numero di ritiri.

Il pilota vive un momento di grande sconforto, sconforto che lo porterà addirittura a pensare di togliersi la vita. Indebitato fino al collo e disapprovato dalla famiglia, non riesce a far progredire la sua neonata carriera automobilistica. 

C’è però chi vede in lui un talento spiccato ed un’innata passione, nel 1972 riesce così a sbarcare in Formula Uno. 

Le soddisfazioni cominciano ad arrivare, al mondiale del Belgio guadagna un quinto posto e gli esperti sportivi cominciano a lodarlo. 

La vera svolta della sua vita è l’anno del 1974: Clay Regazzoni, compagno nel team BRM e amico, parla di lui ad Enzo Ferrari. La scuderia italiana non perde tempo, Niki Lauda firma il contratto per la Ferrari.

Grazie al cambio di team il pilota estingue i suoi debiti, i punti accumulati ad ogni gara iniziano a salire, le pole position sono tante, le prime due vittorie saranno in Spagna e Olanda, al Mondiale il quarto posto è suo.

Nel 1975 Niki guadagna la sua prima vittoria mondiale, i trionfi nei GP saranno cinque. 

È il 1º agosto 1976, i piloti corrono il decimo Gran Premio, Lauda è in testa a tutti, il distacco dagli altri è incolmabile, la vittoria è in tasca. Quel giorno il circuito è “l’Inferno verde”, la pista più difficile al mondo, quella di Nürburgring Nordschleife. 

L’asfalto è bagnato dalla pioggia, la temperatura delle gomme non è perfetta, la curva Bergwerk sbilancia l’auto. La Ferrari rosso fiammante sbanda, colpendo violentemente il guardrail, l’auto è in mezzo alla carreggiata, in fiamme. Il campione, imprigionato dentro l’auto dalle cinture di sicurezza, viene soccorso dai piloti Ertl, Lunger e Merzario. 

Per giorni “The Rat”, com’era soprannominato dai suoi sostenitori, non sembrò avere alcuna speranza di sopravvivere; oltre alle ustioni che gli avrebbero sfigurato il volto per sempre, infatti, si aggiunse l’avvelenamento polmonare da magnesio, inalato nel corso dell’incidente. 

Superando ogni aspettativa, dopo soli 44 giorni Lauda torna a correre il Gran Premio arrivando, con grande sorpresa, al quarto posto. Famosa una sua citazione durante la conferenza stampa subito dopo la gara: “Preferisco avere il mio piede destro che un bel viso.”

Il ritiro dalle corse e la nuova vita

Trascorso un solo anno dal drammatico incidente, Niki Lauda al volante della Ferrari vince il suo secondo Mondiale, i successi continuano ad arrivare ma i rapporti con la scuderia italiana si inaspriscono.

Nel 1979 arriva la notizia: a soli 30 anni il campione si ritira. 

Il ritiro si dimostra in realtà più una breve pausa, per due anni il pilota si dedica alla sua passione per il volo sbarcando nel mondo imprenditoriale con due compagnie aeree di sua proprietà, la nuova attività purtroppo stenta ad emergere e nel 1981 Lauda torna in pista con McLaren-Ford. 

I successi tornano, le prime vittorie sono a Long Beach e Silverstone, nel 1984 è campione del mondo per la terza volta. 

L’anno dopo, nel 1985, dopo la vittoria in Olanda, il ritiro della leggenda è definitivo. 

Niki inizia da questo momento, fino agli ultimi mesi del 2000, a dedicarsi totalmente all’imprenditoria aeronautica. La sua compagnia aerea arriverà a collaborare con linee di spessore quali l’Austrian Airlines e la Lufthansa, proponendo voli le cui destinazioni spaziano in tutta Europa, da Bruxelles a Madrid. 

Contemporaneamente, dal 1992 al 1997 sarà consulente della scuderia del cavallino, la Ferrari.

Nel 2008, l’emittente televisiva statunitense ESPN pone Lauda al ventiduesimo posto nella classifica dei migliori piloti di sempre; gli elogi fatti al pilota verranno coronati nel 2012 dall’uscita del film “Rush”, in cui gli spettatori rivivranno l’intera stagione sportiva del 1976 di Lauda, insieme al suo incidente. 

Nell’estate del 2018 lo sportivo è ricoverato a Vienna per una grave infezione polmonare che comporterà un trapianto di polmone. Dall’intervento Lauda non si riprenderà mai, spegnendosi solo un anno dopo all’età di 70 anni, ricordato per sempre non solo come un grande sportivo, ma anche come un grande combattente.

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Vittorio Megna
Laureato in economia, appassionato di politica e sport, su Informazione Politica si occupa della rubrica Sport

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