Durano ormai da mesi i tentativi di Arabia Saudita ed Israele, volti al raggiungimento di un accordo di normalizzazione delle relazioni che intercorrono tra le due potenze. Secondo alcune indiscrezioni l’attesa potrebbe essere terminata, la collaborazione tra i due paesi rivoluzionerebbe drasticamente l’intero quadro geopolitico del medio-oriente.
Gli Stati Uniti hanno chiarito che le relazioni ufficiali tra i loro due alleati in Medio Oriente sono una priorità assoluta, con l’alto diplomatico Antony Blinken che lo definirebbe addirittura un “interesse di sicurezza nazionale”.
L’annuncio dell’Arabia Saudita
Mercoledì, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, ha detto al canale statunitense Fox News: “Ogni giorno ci avviciniamo ad un accordo di normalizzazione con Israele”.
Il principe Salam avrebbe anche avvertito che qualsiasi accordo richiederebbe importanti progressi verso la creazione di uno stato palestinese, pretesa a dirla tutta davvero ardita da proporre al governo nazionalista più religioso e di estrema destra noto nella storia di Israele.
La risposta di Israele
Giovedì, il ministro degli Esteri israeliano parrebbe aver avuto un tono ottimista, sostenendo di essere in grado si adempiere alle richieste avanzata da Riyadh, così da raggiungere un accordo definitivo nel più breve tempo possibile.
“Le lacune possono essere colmate“, ha detto Eli Cohen alla radio dell’esercito israeliana. “Penso che ci sia certamente la probabilità che, nel primo trimestre del 2024, tra quattro o cinque mesi, saremo in grado di essere in un punto in cui i dettagli saranno finalizzati”, ha aggiunto.
I nodi dell’accordo da sciogliere
Il desiderio dell’Arabia Saudita di costruire un programma nucleare non sembra essere un ostacolo, Tzachi Hanegbi infatti, consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, avrebbe rassicurato la stampa già a luglio: “Decine di paesi gestiscono progetti con nuclei nucleari civili e con sforzi nucleari per l’energia, questo non è qualcosa che mette in pericolo né loro né i loro vicini”.
Tuttavia, il governo di Netanyahu, incluso il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, avrebbe respinto le “concessioni” al governo dell’Autorità palestinese come parte della normalizzazione delle relazioni, incluso un congelamento degli insediamenti nella Cisgiordania occupata.
La reazione Palestinese
secondo un rapporto del Wall Street Journal, una delegazione di funzionari della Palestina si sarebbe recata il mese scorso a Riyadh per premere sulla propria serie di condizioni in cambio dell’accordo con l’Arabia Saudita che normalizza i legami con Israele.
Reazione, quella della autorità palestinesi, decisamente discordante da quella avuta in origine, ovvero appena saputo dell’intenzione del Bahrain e degli Emirati Arabi Uniti di intraprendere un accordo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche con Israele, all’epoca infatti la palestina accusò gli stati del golfo di averli “Pugnalati alla schiena”.
La contrarietà dell’Iran agli accordi
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi avrebbe messo in guardia l’Arabia Saudita dal fare qualsiasi accordo con Israele.
In una conferenza stampa, sempre a New York ai margini dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Raisi avrebbe dichiarato che un tale accordo sarebbe una “pugnalata alle spalle del popolo palestinese e della sua resistenza“.
“In nessun caso i paesi regionali sono disposti che i paesi islamici abbandonino il sacro principio della situazione del popolo palestinese, perché la liberazione della città santa di Gerusalemme è al centro della fede di tutti i musulmani“, ha detto Raisi.