Attraverso la firma, nel 1957, dei trattati di Roma, comincia un percorso lungo – e a tratti tortuoso – della durata di ben 35 anni, attraverso cui i paesi della CEE (che nel corso di questo periodo da sei passano a dodici) cercano di muovere gli stessi passi per giungere all’anelato traguardo: la trasformazione della Comunità Europea in Unione Europea, avvenuta nel 1992.
Da Roma a Maastricht
Lungo i decenni che intercorsero tra i trattati simbolo del percorso comunitario, quelli di Roma e quello di Maastricht, varie vicende fecero sì che il processo di integrazione seguisse un andamento pendolare, alternando fasi di stasi a fasi di avanzamento.
Più che sul piano politico, che trovava ancora forti resistenze da parte di stati non disposti a mettere in discussione la propria sovranità nazionale, l’unione andava muovendosi sul piano economico: l’obiettivo finale sarebbe stato la creazione del mercato unico. Per giungere a ciò, furono necessari trattative e compromessi tra posizioni parecchio divergenti.
Il governo che, per il primo decennio, maggiormente influenzò il percorso dei Sei fu quello francese del generale De Gaulle: egli, con la sua visione nazionalistica, rallentò ogni tipo di progresso verso un’integrazione economica e la nascita di strutture politiche sovranazionali. Tra gli episodi salienti dell’Europa durante il governo gollista ne vanno ricordati almeno due: la presentazione (e la conseguente bocciatura) del “piano Fouchet” (1961-62), che prevedeva – a discapito di un’unione federale – un piano di cooperazione degli stati sui diversi settori di competenza e, indirettamente, il veto all’ingresso della Gran Bretagna nella CEE, richiesto nel 1961; la “crisi della sedia vuota” (1965), cioè il disertamento da parte della Francia delle sedute degli organi comunitari, per protesta alla proposta fatta dalla Commissione delle comunità europee di istituire un bilancio comunitario autonomo e un rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo. La situazione si sbloccò nel 1966 con il compromesso di Lussemburgo, che introdusse il principio dell’unanimità al posto del voto a maggioranza semplice in seno al Consiglio tutte le volte che in gioco ci fossero stati interessi molto importanti anche per uno solo degli Stati membri.
Al termine del periodo gollista, dal 1969, seguirono importanti cambiamenti nella politica europea della Francia, sotto il nuovo governo di Pompidou. Egli indisse una riunione dei Sei all’Aia, a inizio dicembre dello stesso anno, che portò importanti novità: fu raggiunto un accordo sul principio di finanziamento del bilancio comunitario mediante “risorse proprie”, furono riaperti i negoziati con la Gran Bretagna, fu rinnovato l’impegno per il consacramento dell’unione economica e politica della comunità.
Nel 1973 l’Europa dei Sei diventò ufficialmente l’Europa dei Nove con l’adesione alla CEE di Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda, e durante il primo summit si diede come scadenza il 1980 per il raggiungimento dell’unione economica e monetaria e per la trasformazione dei rapporti dei paesi della CEE in Unione Europea. Le ambiziose scadenze non vennero rispettate, ma importanti passi avanti furono fatti sul piano economico: nel 1979 vennero stipulati una serie di accordi che diedero vita al Sistema Monetario Europeo (SME), che stabiliva tra le economie dei paesi membri tassi di scambio stabili e una disciplina comune nel campo della politica economica e monetaria. Il 1979 vide realizzarsi un altro evento importante a livello comunitario: le prime elezioni dirette del Parlamento europeo (7-10 giugno).
Intanto la CEE continua ad allargarsi: nel 1981 fa il suo ingresso la Grecia e nel 1986 si uniscono Spagna e Portogallo, costituendo così l’Europa dei Dodici. Il 14 giugno 1985, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi firmano il Trattato di Schengen, con cui si decide di eliminare progressivamente i controlli alle frontiere interne e di introdurre la libertà di circolazione per tutti i cittadini dei paesi firmatari, di altri paesi dell’Unione europea (UE) e di alcuni paesi terzi. Nel corso degli anni ’90 aderiranno all’area Schengen tutti i paesi dell’Unione, tranne l’Irlanda.
L’ultimo passo decisivo prima della nascita dell’Unione Europea si ha nel 1987, quando viene firmato l’Atto unico europeo, ovvero il trattato che realizza il mercato unico europeo attraverso due punti: la liberalizzazione del commercio attraverso l’eliminazione degli standard nazionali, differenti da nazione a nazione, e la libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali (il cosiddetto mercato interno, da realizzarsi entro la fine del 1992).
1° novembre 1993
Il 7 febbraio 1992 a Maastricht, in Olanda, alla presenza dell’allora presidente del Parlamento europeo, l’on. Egon Klepsch, viene firmato dai Dodici il trattato che, ad oggi, viene considerato la pietra miliare per il processo di integrazione europea: il Trattato di Maastricht, o Trattato sull’Unione Europea (TUE). Grazie a questo trattato, il 1° novembre 1993, si realizza il sogno dei padri fondatori della comunità europea: nasce l’Unione Europea.
Il trattato dava un nuovo assetto alla nuova cornice generale dell’Unione, facendola basare su 3 pilastri: le Comunità Europee, l’integrazione e il coordinamento della politica estera e di sicurezza comune (PESC); la cooperazione in materia di giustizia e affari interni (GAI). Del primo pilastro, l’ambito di applicazione fu il metodo federalista, mentre per gli ultimi due venne adottato il metodo intergovernativo. Con l’entrata in vigore del trattato, inoltre, al termine CEE viene sostituita l’espressione Comunità europea (CE).
Le nuove fondamenta
Attraverso il trattato di Maastricht, vengono introdotti vari protocolli: a) viene istituita una politica estera e di sicurezza comune, con lo scopo di salvaguardare i valori comuni, gli interessi fondamentali e l’indipendenza dell’Unione; b) viene sviluppata una stretta cooperazione in materia di giustizia e affari interni, per garantire la sicurezza dei cittadini europei; c) viene introdotta la cittadinanza europea, che consente ai cittadini di spostarsi liberamente all’interno dell’UE e di scegliere in quale paese risiedere; d) vengono istituiti la Banca centrale europea (BCE) – con l’obiettivo principale di mantenere stabili i prezzi – e il Sistema europeo di banche centrali; e) vengono create le premesse per la moneta unica europea, l’euro, precisandone gli aspetti pratici di funzionamento e quali siano le richieste per un paese che desidera entrare a farne parte.
Queste regole sono note anche come criteri di Maastricht o criteri di convergenza, e hanno la finalità di preservare la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro, anche in seguito all’ingresso di nuovi Paesi. Inoltre, assicurano che i paesi in procinto di aderire si dimostrino stabili sotto quattro punti di vista: inflazione – il tasso medio annuo di inflazione di un Paese non deve superare di oltre l’1,5% il tasso di inflazione dei tre Stati membri dell’UE che hanno conseguito i migliori risultati –; livelli del debito pubblico – il disavanzo annuo di bilancio di un paese non deve superare il 3% del prodotto interno lordo (PIL) e il debito pubblico complessivo non deve superare il 60% del PIL –; i tassi di interesse – il tasso di interesse annuo a lungo termine di un paese, non deve eccedere di oltre il 2% quello dei tre Stati membri che hanno ottenuto i migliori risultati; i tasso di cambio – il paese deve mantenere stabile il proprio tasso di cambio entro la banda di oscillazione prevista dai nuovi Accordi europei di cambio (AEC II), almeno per i due anni precedenti.
Le modifiche
Il trattato di Maastricht viene rivisto e modificato più volte nel corso degli anni. Nel 1997 viene firmato il Trattato di Amsterdam, in cui viene siglato il «patto di stabilità», con il quale i 15 Paesi (nel 1995 aderiscono all’Unione Austria, Finlandia e Svezia) si impegnano a raggiungere gli obiettivi previsti dai parametri di Maastricht. Nel 2001 viene stipulato il Trattato di Nizza, riguardante le riforme istituzionali da attuarsi in vista dell’adesione di altri Stati all’ UE; infine, nel dicembre 2007, viene vergato il Trattato di Lisbona.