Da non perdere

Spagna: il primo ministro Pedro Sanchez rassegna le dimissioni

Pedro Sanchez, il primo ministro spagnolo, avrebbe deciso di...

Pechino condanna il G7: un “teatrino anti-cinese”

Il vice ministro degli Esteri cinese Sun Weidong ha...

L’inchiesta “Mani Pulite”

Sono appena iniziati gli anni ’90, il muro di Berlino è stato abbattuto e la Germania è finalmente riunita. Il blocco sovietico perde il suo potere a livello internazionale, i partiti comunisti in Europa iniziano a naufragare. L’Italia è definita, da qualche giornale estero, “repubblica delle banane”: locuzione riferita tipicamente a quei paesi (specialmente del sud America) retti da una politica instabile e corrotta. Difatti, lo stivale è scosso, in quegli anni, da un potente terremoto, che causerà un importante crollo: quello della – così definita – “Prima Repubblica”.

Il 1992

Il ‘92 è un anno decisamente turbolento per l’Italia, interessata da una serie di eventi che ne influenzeranno il corso della storia politica, economica e sociale.

A fine gennaio, la Corte di Cassazione emette una sentenza durissima nel “Maxiprocesso” contro la mafia – in atto da 6 anni – che vede alla sbarra più di 400 imputati, molti dei quali subiranno pesantissime condanne. Sempre alla mafia sono legati i tragici avvenimenti che hanno caratterizzato la strategia stragista di Cosa Nostra per arrivare alla trattativa Stato-mafia: il 12 marzo, come risposta al maxiprocesso, viene freddato sul lungomare di Mondello Salvo Lima, democristiano siciliano e braccio destro del presidente Andreotti; il 23 maggio è ricordato per la strage di Capaci, che costa la vita al magistrato Falcone, alla moglie e ai tre agenti della sua scorta; il 19 luglio perdono la vita, per un attentato in via D’Amelio, il giudice Borsellino e le donne e gli uomini della sua scorta.

In parallelo al fenomeno mafioso, un altro evento scuote e definisce l’anno 1992, un evento che darà inizio alla disgregazione del tessuto politico che aveva rappresentato, fino ad allora, lo scheletro dell’Italia dall’avvento della Repubblica. A Milano viene scoperchiato in via definitiva un sistema diffuso di corruzione: emerge una città sommersa fatta di tangenti. Il caso, invero, viene nominato “Tangentopoli”.

Tangentopoli: gli eventi

È il 17 febbraio 1992 e Luca Magni, un piccolo imprenditore la cui pulizia di imprese aveva partecipato all’appalto della casa di cura milanese Pio Albergo Trivulzio, si reca da Mario Chiesa, presidente dell’istituto ed esponente del Partito Socialista milanese, per pagare la seconda “rata” della percentuale dell’appalto di 140 milioni. Magni è agitato, ha una penna nel taschino che in realtà è un microfono e una telecamera nascosta nella ventiquattrore. Non sa, però, che sta per dare il via all’inchiesta che scuoterà per anni l’intero Bel Paese: “Mani Pulite”.

L’indagine viene coordinata dalla Procura di Milano, sotto la guida di Francesco Saverio Borrelli e dall’aggiunto Gerardo D’Ambrosio. Inizialmente viene assegnata ai Pm Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo, supportati in seguito da altri magistrati.

Il primo indagato ufficiale è, appunto, Mario Chiesa, che sa tutto, ma non dice una sola parola. Non parla neanche quando Di Pietro sussurra al suo difensore l’iconica frase “l’acqua minerale è finita”, riferendosi al fatto che avevano scoperto i suoi conti nascosti in Svizzera, chiamati con i nomi di due noti marchi di acque, riempiti dal frutto di tangenti. Chiesa non proferisce parola fino a quando non sente Bettino Craxi, segretario del suo partito, definirlo “mariuolo”: a quel punto inizia a parlare e parla per sette giorni, al termine dei quali porta alla luce un sistema di corruzione che ha come protagonisti imprenditori e i principali partiti della scena politica.

Quella confessione funziona da trigger per quella che è possibile definire la “rivoluzione di mani pulite”. L’inchiesta tocca tutti i vertici della politica italiana, a partire da Craxi (PSI) – il quale, in un discorso alla camera, il 3 luglio ‘92, ammette che il sistema di corruzione non solo esiste, ma è un sistema collaudato dal secondo dopoguerra e di cui tutti sono tacitamente a conoscenza – e passando per Claudio Martelli (ministro della giustizia), Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri (l’ex e l’allora sindaco di Milano), Severino Citaristi (segretario amministrativo della DC), Giorgio La Malfa (segretario del PRI), Renato Altissimo (PLI); perfino Umberto Bossi – il segretario di quella Lega Nord che in Parlamento aveva agitato un cappio – il quale ammise di aver ricevuto contributi dalla Montedison. Ma non solo i vertici: è il caso del militante comunista Primo Greganti, il “compagno G”. E non solo politici e imprenditori, ma anche big del mondo della finanza furono investiti, in quegli anni, da provvedimenti giudiziari di vario genere.

Particolarmente fragore fece la rivelazione di Sergio Cusani, manager finanziario e braccio destro dell’imprenditore Raul Gardini, su quella che passerà alla storia come “la madre di tutte le tangenti”: 150 miliardi di lire versati dalla ditta Enimont a tutti i partiti.

Molti furono i grandi imprenditori e i politici che in quegli anni videro spostata, per tempi più o meno lunghi, la loro residenza a San Vittore, così come molti furono coloro che non sopportarono una tale condizione, o semplicemente l’idea di essa: nell’arco di 3 anni, sono stati documentati più di 30 suicidi legati all’inchiesta, come quelli di Sergio Moroni, Gabriele Cagliari, Raul Gardini. La magistratura, infatti, verrà accusata di usare il carcere preventivo per estorcere confessioni, di usare metodi “infami”, di soprusi nei confronti degli indagati. Ben presto si avviò anche una “macchina del fango” nei confronti di Di Pietro, che per tutta risposta – per salvare l’indagine, dirà lui stesso –, nel 1994, si dimetterà dal caso e dalla magistratura.

Il bilancio dell’inchiesta è tragico. Tra 1992 e 1994, più di 4500 persone vengono coinvolte a vario titolo; di esse più di 1200 sono condannate in via definitiva e più di 800 prosciolte per merito o per prescrizione.

La fine della “Prima Repubblica”

Durante gli anni delle inchieste, certamente è la politica a subire i colpi maggiori, e non può far altro che riformarsi. Alle elezioni del 5 e 6 aprile del 1992 la sfiducia è ai massimi livelli e cresce l’astensionismo. Le forze tradizionali perdono parecchi voti, cedendoli a nuovi partiti, come la Lega Nord di Bossi. Il 25 aprile Cossiga si dimette da Presidente della Repubblica e al suo posto verrà eletto, il mese dopo, Oscar Luigi Scalfaro. Al governo si susseguono intanto Giuliano Amato prima e Carlo Azeglio Ciampi poi, primo non politico alla guida dell’Italia repubblicana. Intanto, viene persino sciolta la Democrazia Cristiana.

Si arriva così alle elezioni del 1994, le prime in cui il simbolo della Dc non compare sulle schede elettorali. All’inizio di quell’anno era nato un nuovo partito, Forza Italia, con a capo un imprenditore che diventerà uno dei politici più rilevanti della scena politica dei vent’anni seguenti: Silvio Berlusconi. Ed è proprio lui a vincere quelle elezioni e a formare un nuovo governo di centro-destra, assieme alla Lega Nord, Alleanza Nazionale e il neonato Centro Cristiano Democratico. Proprio l’affermarsi di questo nuovo assetto politico, con la vittoria di partiti nuovi e il tracollo di quelli tradizionali, ha dato inizio a quella che, giornalisticamente parlando, è conosciuta come “Seconda Repubblica”.

Articoli Recenti

Spagna: il primo ministro Pedro Sanchez rassegna le dimissioni

Pedro Sanchez, il primo ministro spagnolo, avrebbe deciso di...

Pechino condanna il G7: un “teatrino anti-cinese”

Il vice ministro degli Esteri cinese Sun Weidong ha...

17 maggio 1981. Il referendum abrogativo della legge sull’aborto

17 maggio 1981. Domenica mattina. La sveglia suona presto, stamattina....

Sondaggi politici (8-14 maggio). La riforma costituzionale e il Paese reale

È lunedì. E come ogni lunedì, vi accompagniamo nella...

9 maggio 1978. L’omicidio di Peppino Impastato

9 maggio 1978. Terrasini (PA), Corso Vittorio Emanuele 108. Anche...

Una vittoria del governo: il nuovo Decreto Lavoro

Giovedì 4 maggio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale...

Sondaggi politici (1-7 maggio). Il Decreto Lavoro favorisce i partiti di governo

È lunedì. E come ogni lunedì, vi accompagniamo nella...

1° maggio 1947. La strage di Portella della Ginestra

Portella della Ginestra, Piana degli Albanesi (PA). 1° maggio...

Guerra in Palestina: approvato il cessate il fuoco a Gaza, ma i disordini restano

Al termine di una apparentemente infinita nottata di attacchi...

Newsletter

Meteo

Roma
poche nuvole
24.2 ° C
25.2 °
21.3 °
58 %
4.1kmh
20 %
Ven
23 °
Sab
27 °
Dom
27 °
Lun
25 °
Mar
27 °
Matteo Machet
Matteo Machet
Ho 31 anni e vivo a Torino, città in cui sono nato e cresciuto. Sono profondamente affascinato dal passato, tanto da prendere una laurea in storia - ambito in cui mi sto anche specializzando. Amo leggere, la cucina e la Sicilia, ma tra i miei vari interessi svetta il giornalismo: per questo scrivo articoli di storia, politica e attualità.

Altri Articoli

Spagna: il primo ministro Pedro Sanchez rassegna le dimissioni

Pedro Sanchez, il primo ministro spagnolo, avrebbe deciso di non rimanere indifferente all'evidente cambio di rotta delle preferenze espresse negli ultimissimi sondaggi locali e...

Pechino condanna il G7: un “teatrino anti-cinese”

Il vice ministro degli Esteri cinese Sun Weidong ha convocato l'ambasciatore giapponese per registrare le proteste per "la campagna pubblicitaria sulle questioni relative alla...

Sondaggi politici (15-22 maggio). Nomine Rai, elezioni comunali e ponte sullo Stretto. Le (quasi) vittorie del centro-destra

È lunedì. E come ogni lunedì, vi accompagniamo nella lettura e nella comprensione dei dati relativi ai sondaggi politico-elettorali pubblicato dal sito ufficiale dei...