Il “Quadrilateral Security Dialogue”
Nel 2018, l’allora Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, si dimostrò riluttante nell’approvare il “Quadrilateral Security Dialogue” (Quad), formato da Stati Uniti, Giappone, India e Australia, organizzazione ideata per facilitare la convergenza dei quattro paesi in termini di politiche verso l‘Indo-Pacifico.
Il massimo diplomatico cinese infatti avrebbe ritenuto che il progetto non avrebbe mai potuto godere di grandi speranze e che si sarebbe “dissipato come schiuma nel mare”. I fatti dimostrarono invece che, non solo il Quad avrebbe resistito nel tempo, ma che al contrario intensifico le sue attività sia con l’amministrazione dell’ex Presidente americano Donald Trump che con l’attuale amministrazione Biden.
Il Quad infatti sarebbe passato dall’essere un dialogo semestrale tenuto tra i Ministri degli Esteri dei rispettivi paesi membri, all’essere un vertice tra i capi di Stato e di Governo alle stregua di un G7 o di un BRICs
Gli analisti introdurranno poi il termine Quad Plus nel 2020 per descrivere un dialogo minilaterale di stati che estende il Quad oltre le quattro democrazie fondamentali. Tuttavia, sebbene il termine “Quad Plus” non sia ufficialmente approvato da Washington, Canberra, Nuova Delhi e Tokyo, sarebbe diventata una scorciatoia per i membri non Quad che collaborano strettamente con il gruppo.
Tale elenco includerebbe altri importanti partner statunitensi come Brasile, Corea del Sud, Vietnam, Israele, Nuova Zelanda e Francia, l‘idea in realtà nacque durante l’incertezza e le tensioni globali al momento dello scoppio della pandemia di COVID-19.
La motivazione non dichiarata del Quad sarebbe la preoccupazione condivisa tra i quattro membri originari per l’aumento del peso politico ed economico internazionale della Cina, fomentando il desiderio di controllare le crescenti attività militari di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e Orientale.
Le discordanti posizioni del Brasile in merito al Quad
In principio il Brasile sembrava condividere tale diffidenza nei confronti di Pechino, almeno sotto l’amministrazione di Jair Bolsonaro (2019-2022). L’ex capitano dell’esercito brasiliano di estrema destra avrebbe infatti allineato la politica estera del paese agli interessi di Washington.
Dall’insediamento del candidato di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva nel gennaio 2023, la politica estera brasiliana sarebbe tornata a una versione di se stessa durante i precedenti periodi presidenziali di Lula tra il 2003 e il 2011, con Lula infatti, la cosiddetta “cooperazione sud-sud ” sarebbe stata la stella polare della politica estera brasiliana, basata sull’idea che la diversificazione dei partner commerciali e le alleanze con i paesi in via di sviluppo servano a ridurre le asimmetrie rispetto a Stati Uniti e Unione Europea, entrando a far parte di un sistema antiegemonico che spinga verso un ordine internazionale multipolare.
Per tutti questi motivi il Presidente Lula spingerebbe verso un consolidamento del progetto BRICS, attribuendo all’alleanza commerciale intrattenuta con Russia, India, Cina e Sud Africa il merito di aver fornito ai paesi in via di sviluppo “opportunità che non hanno avuto negli ultimi 500 anni”.
Lula sarebbe particolarmente desideroso di utilizzare le relazioni Brasile-Cina per differenziare la sua politica estera da quella condotta da Bolsonaro, il suo più grande oppositore nell’attuale panorama politico brasiliano.
Lo storico accordo Cina Brasile
Alla fine di marzo 2023, il Brasile e la Cina hanno raggiunto un accordo per aggirare il dollaro USA come intermediario nelle loro transazioni commerciali e utilizzare invece il real e il renminbi.
Questa mossa consentirebbe il commercio diretto tra i due paesi, mirando a ridurre i costi ed eliminando la necessità di una valuta comune, durante la visita di quattro giorni di Lula a Pechino nell’aprile 2023, i paesi avrebbero firmato 15 accordi, che dovrebbero includere la cooperazione in settori come il commercio, gli investimenti industriali, lo sviluppo sociale e rurale e la creazione di un satellite ambientale all’avanguardia noto come CBERS-6, che costerà oltre $ 100 milioni e dovrebbe essere lanciato nel 2028.
Tornati in patria, i media e le élite nazionali avrebbero iniziato a discutere attivamente dei benefici che il Brasile raccoglierebbe dall’adesione alla Belt and Road Initiative (BRI) poiché il Brasile sarebbe il partner più importante della Cina nelle Americhe, oltre agli Stati Uniti, a non averne preso parte.
La comunità imprenditoriale brasiliana sarebbe particolarmente interessata alla BRI, poiché potrebbe portare investimenti assolutamente necessari nelle infrastrutture logistiche e tecnologiche del paese, ad oggi poco performanti.
Lula avrebbe quindi inviato un messaggio implicito agli Stati Uniti dichiarando che “nessuno vieterà il rafforzamento delle relazioni tra Brasile e Cina”, segnalando che la nazione sudamericana non vuole essere coinvolta nella crescente rivalità globale Washington-Pechino.
Pertanto, il Presidente brasiliano ha effettivamente posto fine a ogni possibilità per il Brasile di un accordo anti-cinese di tendenza occidentale come il Quad Plus nel prossimo futuro, dissipando questa prospettiva come “schiuma di mare”.