Secondo fonti di intelligence statunitensi, le prove raccolte suggerirebbero il coinvolgimento di un gruppo filo-ucraino nell’attacco al gasdotto Nord Stream avvenuto lo scorso anno, un faro che finalmente getterebbe luce su un atto di sabotaggio che ha sicuramente influito sulle decisioni cruciali prese dai paesi occidentali nel corso di questa guerra.
L’incognita sul coinvolgimento di Zelensky
I funzionari americani responsabili di questa sconvolgente scoperta affermano di non essere in possesso di informazioni che provino il coinvolgimento del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky o dei suoi principali collaboratori, ne che i concreti autori del sabotaggio agissero per conto di funzionari del Governo ucraino.
Nel corso di questa guerra le speculazioni su chi fosse il reale responsabile di questo sfacciato attacco ai gasdotti, che collega l’Europa occidentale alla Russia, si sarebbero sprecate; i sospettati sono spaziati da Mosca a Kyiv e ancora da Londra a Washington, per arrivare oggi a non avere più dubbi su chi almeno sia da ritenersi innocente.
Il coinvolgimento ucraino ovviamente non sarebbe mai stato scartato, i moventi che avrebbe potuto spingere Kyiv ad attaccare gli oleodotti non sarebbero infatti difficili da immaginare. L’Ucraina infatti si sarebbe sempre opposta alla realizzazione del progetto già in fase di ideazione, etichettandolo come una minaccia alla sicurezza nazionale, in quanto avrebbe favorito la Russia nel commercio verso l’Europa.
La reazione di Kyiv all’accusa mossa dai funzionari statunitensi non si sarebbe lasciata attendere, Mykhailo Podolyak, consigliere senior di Zelensky, ha quindi quasi immediatamente pubblicato su Twitter la posizione del Governo: “Kiev non ha nulla a che fare con l’incidente del Mar Baltico”, aggiungendo di non avere informazioni sui “gruppi di sabotaggio” filoucraini.
L’operazione di intelligence segreta americana
Da Washington sembrerebbe essere stata riservata una particolare attenzione nell’evitare fuga di notizie, i funzionari statunitensi infatti si sarebbero momentaneamente rifiutati di divulgare la natura delle forze messe in atto per raccogliere le informazioni compromettenti, come siano state ottenute o qualsiasi dettaglio sulla forza delle prove in esse contenute.
Speculazioni iniziali, sia americane che europee avrebbero lasciato intendere un coinvolgimento russo, sebbene non sarebbe mai stato chiaro quale potesse essere l’interesse per il Cremlino nel distruggere una leva portante della sua influenza sull’Unione Europea. Quasi immediatamente però i funzionari a capo dell’operazione avrebbero tenuto a precisare la totale estraneità del Governo russo nei fatti dello scorso anno.
L’unica informazione lasciata trapelare sarebbe la nazionalità dei sabotatori, in particolare una combinazione di cittadini ucraini e russi, escludendo dall’equazione il coinvolgimenti di cittadini statunitensi o britannici.
La dinamica del sabotaggio dei Gasdotti
I fatti ci riportano allo scorso settembre, quando multiple esplosioni hanno fatto a pezzi gli oleodotti denominati Nord stream. I funzionari europei chiamati ad indagare sugli avvenimenti non poterono attingere a fonti particolarmente utili, ma da subito arrivarono tutti alla conclusione che nell’operazione sarebbe stato coinvolto il patrocinio dello stato, a causa della raffinatezza con cui gli autori hanno piazzato e fatto esplodere gli esplosivi sul fondo del Mar Baltico senza essere scoperti.
Gli esplosivi sono stati probabilmente piazzati con l’ausilio di sommozzatori esperti difficilmente ingaggiati da servizi militari o di intelligence, almeno secondo quanto dichiarato dai funzionari statunitensi che hanno esaminato le nuove prove raccolte, non escludendo però che in passato gli autori abbiano ricevuto una formazione governativa specializzata.
Lo storico disappunto degli USA per i gasdotti Nord-Stream
Il Nord Stream 2 è costato leggermente meno del primo gasdotto ed è stato completato nel 2021, nonostante le obiezioni di funzionari di Stati Uniti, Gran Bretagna, Polonia e Ucraina, tra gli altri, che ammonirono la Germania sul rischio di un incremento significativo della dipendenza dal gas russo. Durante una futura crisi diplomatica tra l’Occidente e la Russia, questi funzionari sostenevano che, Mosca avrebbe potuto ricattare Berlino minacciando di ridurre le forniture di gas, da cui i tedeschi avevano fatto molto affidamento, soprattutto durante i mesi invernali.
All’inizio dello scorso anno, il Presidente Biden, dopo aver incontrato il cancelliere tedesco Olaf Scholz alla Casa Bianca, ha affermato che la decisione di Putin sull’opportunità di attaccare l’Ucraina determinerà il destino del Nord Stream 2. “Se la Russia invade, significa che carri armati e truppe attraversano di nuovo il confine con l’Ucraina, allora non ci sarà più un Nord Stream 2″, ha detto Biden. “Porremo fine a tutto ciò”.
La potenziale reazione Tedesca al coinvolgimento ucraino
Nord Stream 1 e Nord Stream 2, come sono noti i due oleodotti, si estendono per 760 miglia dalla costa nord-occidentale della Russia a Lubmin, nella Germania nord-orientale. La costruzione è costata più di 12 miliardi di dollari ed è stata completata nel 2011.
Sicuramente qualsiasi suggerimento di un coinvolgimento ucraino, diretto o indiretto, potrebbe sconvolgere il delicato rapporto tra Ucraina e Germania, inasprendo il sostegno di un pubblico tedesco che ha inghiottito gli alti prezzi dell’energia in nome della solidarietà.