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Pietro Nenni, un socialista autentico

 

Nenni uomo di grandi passioni, Nenni socialista tout court, Nenni libertario e giacobino, Nenni orgoglio d’essere socialisti, Nenni uomo del popolo votato alla causa delle masse popolari. Nenni è stato un socialista autentico per tutti coloro con cui condivise le lotte politiche e le fatiche di chi eredita, quasi per caso, la responsabilità di custodire e coltivare la guida politica di un grande partito, il Partito Socialista Italiano. Pietro Nenni nasce a Faenza il 9 febbraio 1891 da una famiglia di umili origini. Nel 1896 rimane orfano di padre e di lì a poco finirà in orfanotrofio. Da sempre ribelle, nei corridoi dell’orfanotrofio scriverà dopo l’attentato al re Umberto I “Viva Bresci” inneggiando all’anarchico attentatore del re. A 7 anni assiste alla carica della cavalleria contro i lavoratori in sciopero durante i giorni dei “Moti per la fame”, quell’episodio segnerà molto carattere e idee. Il suo temperamento da sempre turbolento e vivace lo porterà ad interessarsi alla politica già da giovanissimo e ad iscriversi nel 1908 al Partito Repubblicano. Nello stesso anno, a conferma del suo temperamento ribelle, venne espulso dal collegio e licenziato dal lavoro di scrivano per aver partecipato ad uno sciopero di contadini. Nenni nella sua formazione giovanile incrocerà spesso sul suo percorso Benito Mussolini. Il primo contatto avverrà in cella dove entrambi sono detenuti per aver partecipato a scioperi e proteste contro la guerra di Libia nel 1911. Dirà in seguito di Mussolini “più che un rivoluzionario è un ribelle”. Nel 1914 verrà arrestato nuovamente per essere stato tra i promotori, anche in quel caso assieme a Mussolini, del comizio di Ancona nei giorni della “Settimana Rossa”. Il suo percorso politico fino alla Prima Guerra Mondiale incrocia ancora una volta Mussolini sulle posizioni interventiste. Al termine delle Prima Guerra Mondiale Nenni sentirà una maggiore vicinanza politica con il PSI. La sua definitiva adesione avverrà nuovamente per via delle azioni intraprese dai fasci di Mussolini contro “L’Avanti”. Sarà a causa dall’assalto del 23 marzo del 1921 alla sede milanese del giornale socialista che conoscerà Serrati. Lo stesso Serrati lo convincerà ad andare a Parigi e diventare redattore dello stesso giornale. A Parigi avverrà la sua formale adesione al PSI.  

Tra le due guerre 

La sua militanza nel PSI sarà segnata nel periodo a cavallo tra la fine della Prima Guerra Mondiale e la fine della seconda da aspre lotte interne al PSI ed esterne ad esso. Nenni prenderà posizioni contrarie inizialmente ad un riavvicinamento tra PSI e PCI in quanto giudicherà l’asseto politico la fine del PSI in quanto avrebbe dovuto prevedere gli organi dirigenti facente capo ad esponenti comunisti e l’organo di stampa dell’Avanti diretto da Gramsci. Le sue posizioni, con l’evolversi della situazione interna all’Italia e in seguito con la sempre maggiore avanzata dei partiti reazionari di matrice fascista nel resto d’Europa, giudicò consono un riavvicinamento tra PSI e PCI. Nel 1926 a causa della messa al bando dei partiti da parte del regime fascista vede la fuga a Parigi di Nenni. Proprio da Parigi Nenni diventerà uno dei principali promotori per il patto di unità d’azione che nel 1934 segnerà l’alleanza tra PSI e PCI in chiave antifascista. Nenni sempre fedele alla sua visione di unità di intenti tra partiti comunisti e socialisti perderà la direzione del partito a seguito dei patti di non aggressione tra Stalin e Hitler. Dalla direzione socialista l’ostinata posizione di Nenni a favore dell’unità d’azione verrà osteggiata e porterà alla fine della sua segreteria. Solo il 22 agosto alla riunione di ricostituzione del Partito Socialista verrà eletto segretario e nominato direttore dell’Avanti! dopo un lungo periodo trascorso tra le carceri francesi e quelle italiane. Nenni farà parte del Comitato di Liberazione Nazionale e grazie al suo ruolo prenderà parte ai primi governi precedenti alla Costituente. 

“Grazie a Nenni”  

Nenni sarà tra chi sosterrà la decisione di far votare, tramite un referendum popolare, quale forma istituzionale dovrà darsi la nuova Italia. Sotto la direzione di Nenni il PSI sarà, subito dopo la guerra, il primo partito della sinistra italiana davanti al PCI. Nenni però, fedele alla linea già intrapresa prima della Seconda Guerra Mondiale, promuove l’azione congiunta dei due principali partiti della sinistra italiana. Questa presa di posizione politica sarà alla base della fuoriuscita di alcuni degli esponenti di spicco del partito guidati da Saragat che fondarono il PSLI poi PSDI. Nenni fu tra i firmatari del “Fronte Popolare”, la lista che nel 1948 vede uniti socialisti e comunisti alle prime elezioni. Nonostante questa alleanza il Fronte perderà le elezioni. A causa del deludente risultato Nenni viene messo in minoranza dal suo partito e ne riprenderà la guida solo nel 1951. La destalinizzazione e i fatti di Ungheria nel 1956 furono i due principali motivi che allontanarono Nenni dal seguire una linea congiunta con il PCI, da quel momento in poi la linea politica intrapresa fu quella della collaborazione con le posizioni della sinistra DC e nella formazione dei governi del centro-sinistra guidati da Forlani e Moro. Nenni intraprendendo la linea politica del centro-sinistra permise nel 1966 una riunificazione temporanea del PSI che prese il nome di PSIU. I fatti del 1968 furono però un nuovo motivo di dissidio interno al PSI e una nuova scissione si fece largo tra le file del partito. Nasce con questa nuova scissione il PSDI e la definitiva resa di Nenni e della sua politica volta alla unificazione delle diverse anime socialista. Nenni rimase però sempre attivo politicamente, nonostante la fuoriuscita dal partito la sua presenza fu sempre di straordinaria importanza. Fu il delfino politico di Nenni, Bettino Craxi, a prendere, con l’appoggio del vecchio segretario, la guida del PSI. Nenni morì il 1° gennaio 1980 nella sua casa romana in piazza Adriana. La sua eredità politica fu fondamentale per la nuova dirigenza socialista con a capo colui che tutti ritenevano il suo naturale erede politico, Bettino Craxi. 

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