Alle elezioni di domenica 25 settembre è andato in scena il trionfo della coalizione di centro-destra, che ha ottenuto la maggioranza assoluta di seggi sia alla Camera (237 deputati) che al Senato (115 senatori). Al suo interno, però, lo squilibrio tra i partiti è grande: Fratelli d’Italia, infatti, ha eletto da sola più della metà dei parlamentari della coalizione (119 deputati e 66 senatori), lasciando agli alleati in lieve minoranza.
Per questo motivo, dobbiamo aspettarci con ogni probabilità che l’incarico di prossimo Presidente del Consiglio venga affidato alla leader del centro-destra, Giorgia Meloni.
Ieri, però, abbiamo visto il premier uscente, Mario Draghi, presentare la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanze (Nadef) al Consiglio dei Ministri. Perché?
La formazione del nuovo Parlamento
La nascita di un nuovo governo non è un processo immediato: è scandita in più fasi, nei tempi e nei luoghi, secondo una “liturgia” definita nella nostra Carta costituzionale. Vediamole assieme.
La prima, che avviene al termine dello spoglio dei voti, è la proclamazione dei 600 eletti. Se non si verificano intoppi, può essere un compito relativamente semplice, ma non sono mancate – proprio come successo in questi giorni – rivendicazioni da parte dei partiti: è ciò che ha fatto +Europa, che si è fermata appena sotto la soglia di sbarramento per lo 0,05% e ha chiesto il riconteggio delle schede.
Nominati ufficialmente deputati e senatori, tutto è pronto per la prima seduta dei due rami del Parlamento. Atto che, come norma la Costituzione (art. 61), deve avvenire entro il ventesimo giorno dalle elezioni, nel nostro caso il 15 ottobre. è durante il primo consesso che ogni eletto sceglie il proprio gruppo parlamentare (che può anche essere diverso da quello che lo ha portato in Parlamento) e ogni gruppo il proprio capogruppo; infine, Camera dei deputati e Senato eleggono i rispettivi Presidenti. A presiedere questa seduta, infatti, vi sono dei presidenti provvisori: al Senato il più anziano dei senatori (molto probabilmente ci sarà Liliana Segre) e alla Camera il più anziano tra i vicepresidenti della legislatura uscente.
La nomina del Presidente del Consiglio
A questo punto, il Presidente della Repubblica inizia le consultazioni per trovare il nuovo Presidente del Consiglio, compito che dovrebbe essere relativamente semplice per Mattarella visti gli esiti delle urne. Al termine dei confronti con i suoi predecessori, i presidenti delle due Camere e le delegazioni dei partiti presenti in Parlamento, il Presidente della Repubblica può affidare al prescelto un mandato esplorativo per cercare una maggioranza di governo oppure conferire direttamente il mandato al candidato premier. Da parte sua, quest’ultimo può accettare subito oppure accettare con riserva per capire se ha i numeri per governare. Infine, sciolta la riserva, il futuro Primo ministro torna al Quirinale per presentare la lista dei ministri.
Se la lista dei ministri è ritenuta valida, il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e i ministri (art. 92) e, contestualmente, accetta le dimissioni del governo uscente – tutti decreti che devono essere controfirmati dal Presidente del Consiglio.
Il nuovo premier e i ministri sono ora pronti per il giuramento (art. 93), che verrà recitato al Quirinale «nelle mani del Presidente della Repubblica» (Legge 23 agosto 1988, n. 400):
«Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione»
Il passo successivo è di grande valore simbolico: è il passaggio della campanella dal vecchio al nuovo Presidente del Consiglio, con la quale quest’ultimo darà avvio alla prima seduta del nuovo Consiglio dei ministri.
La fiducia delle Camere
Ed ecco l’ultimo step, dopo il quale il governo è pienamente operativo: la fiducia alle due Camere (art. 94) da parte del Governo, che deve essere chiesta entro 10 giorni dal giuramento. La questione della fiducia viene posta prima alla Camera dei deputati poi al Senato con un discorso programmatico in cui viene presentato il programma di governo. Per incassare la fiducia, il governo deve ricevere la maggioranza dei voti dalla Camera a cui si presenta: se ciò avviene, ha inizio il nuovo corso, altrimenti si ricomincia dalle consultazioni.
Finché il nuovo governo non è operativo, al vecchio è demandato il «disbrigo degli affari correnti», in modo da evitare la paralisi amministrativa: per questo è stato ancora lui a presentare la Nadef al Consiglio dei ministri.
Nel 2018, il governo ci mise 80 giorni ad insediarsi: un tempo lungo, ma era marzo e non c’erano questioni urgenti da risolvere a breve. Questo governo, invece, avrà molto meno tempo, perché entro la fine dell’anno ci saranno due scadenze fondamentali: l’approvazione della legge di bilancio e il raggiungimento dei 55 obiettivi per ricevere la terza tranche dei fondi del Pnrr – 19 miliardi di euro.