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Le Nazioni Unite potrebbero salvare la Libia dall’oblio in cui la abbiamo abbandonata

Dopo anni di instabilità politica, l'arrivo dell'inviato speciale per le Nazioni Unite in Libia, Abdoulaye Bathily, potrebbe davvero rappresentare un punto di svolta nel raggiungimento di elezioni libere, democratiche e credibili nel Paese.

La comunità internazionale stima che non si raggiungerà una clima di stabilità in Libia, ottimisticamente, almeno entro la fine di agosto.

L’eterno periodo “postbellico” libico

Dalla caduta di Muammar al-Qaddafi, la Libia ha visto un susseguirsi di istituzioni governative scontrarsi per la propria affermazione nella direzione del paese nord-africano, da allora abbiamo assistito ad una serie di combattimenti intermittenti tra diverse milizie militari in tutto il Paese.

Il clima di pesante instabilità geopolitica sarebbe solo andato aggravandosi nel corso degli anni, episodi di rapimento, omicidi di stampo politico e pesanti scontri armati sono divenuti episodi all’ordine del giorno, in un paese martoriato dall’indifferenza di chi lo ha condannato all’oblio, ovvero noi occidentali.

Lo “scatolone di sabbia” è divenuto terreno fertile, ma per i movimenti estremisti

Confini porosi, instabilità politica, assenza di un organo governativo unificato e unificante, sono solo alcuni degli ingredienti per rendere appetibile una nazione all’avanzata di movimenti estremisti.

La Libia non è un eccezione, in particolare nella strategica regione del Sahel, militanti dello Stato Islamico (IS) starebbero riconquistando un punto di appoggio radicato nel Paese, il gruppo Islamista infatti sarebbe stato allontanato nel 2016 dalla propria roccaforte a Sirte, ma sembrerebbe voler riprendere sporadici attacchi nelle regioni meridionali e orientali proprio grazie alla conquista del Sahel.

I tentativi di rappacificazione delle Nazioni Unite

Nell’ottobre del 2020 le Nazioni Unite avrebbero dato vita ad una missione di sostegno in Libia (UNSMIL), l’obbiettivo principale sarebbe stato quello di mettere una pezza su uno dei più grandi fallimenti della comunità occidentale.

Sotto l’egida ONU turno convocate 75 delegati provenienti dai principali gruppi sociali libici e alcuni membri della camera dei rappresentanti (HOR), fu chiesto loro di di stabilire un tabella di marcia politica volta al raggiungimento di elezioni nazionali credibili e democratiche.

Passato alla storia come “Forum del dialogo logico” (LPDF), il summit generò dei risultati promettenti, fu istituito un governo di unità nazionale (GNU), con la nomina di Abdul Hamid Dbeibah alla carica di Primo Ministro (di transizione) del paese.

Si stabilì che le Elezioni nazionali si sarebbero dovute tenere nel Dicembre del 2021, ma in seguito ad un boicottaggio dell‘Alta Commissione Elettorale, il voto fu rimandato a data da destinarsi, con l’intensificarsi delle tensioni tra i gruppi armati del paese, le agognate giornate elettorali rimasero un miraggio, aggravando ulteriormente il già precario senso di fiducia nelle istituzioni del popolo libico.

Il dualismo governativo libico

Alcuni gruppi di opposizione all’interno di ciò che restava delle istituzioni libiche, bollò il primo ministro, incaricato per favorire la transizione politica, Dbeibah di aver intenzionalmente posticipato le elezioni a tempo indeterminato, come strumento per il mantenimento della propria carica politica, anche se mai legittimata dal popolo libico.

Il Parlamento di conseguenza, il primo Marzo del 2022, nominò un nuovo governo definito di “Stabilità Nazionale” (GNS), composto da tre Vice Primo Ministro, 29 Ministri e sei “Ministri di Stato”, con la nomina diretta di Fathi Bashagha alla carica di Primo Ministro.

Si venne quindi a creare un particolarissimo quadro di dualismo governativo, dove da un lato il Presidente Dbeibah rapresenta il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, dall’altro il Primo Ministro Bashagha in rappresentanza delle istituzioni libiche territoriali.

Lo stallo in cui la Libia sembrerebbe condannata potrebbe però vedere uno spiraglio di speranza in fondo al tunnel. L’ONU infatti, il 16 Marzo 2023, sotto la sapiente guida dell’inviato speciale per le Nazioni Unite in Libia, Abdoulaye Bathily, avrebbero stabilito le nomine di un gruppo di altissimo livello libico, volto alla creazione di un quadro giuridico e di una tabella di marcia, questa volta vincolante, per lo svolgimento delle lezioni entro massimo la fine del 2023.

L’HLPE, questo l’acronimo designato per la task force ONU, fungerà solo da organo consultivo e di garanzia, in quanto sarebbe già stato stabilito che le autorità chiamate a redigere le leggi elettorali saranno unicamente libiche, più precisamente sei rappresentai dell’HoR e sei rappresentanti del Consiglio di Stato (HCS).

L’asso nella manica ONU per la Libia è il suo inviato speciale, Abdoulaye Bathily

L’inviato delle Nazioni Unite in Libia, Abdoulaye Bathily, ha discusso martedì con gli avvocati libici come possono svolgere un ruolo nella creazione di un quadro giuridico attuabile per elezioni nazionali inclusive.

“Oggi ho incontrato avvocati di varie regioni della Libia presso la sede dell’Ordine degli avvocati libico a Tripoli”, ha twittato Bathily.

“Hanno condiviso le loro intuizioni e osservazioni sulla bozza del quadro giuridico per le elezioni che è stata preparata dal comitato 6+6”, ha detto Bathily.

“Abbiamo discusso di chi possa svolgere un ruolo attivo, come avvocati e cittadini libici, nella creazione di un quadro giuridico attuabile e nel contribuire a un ambiente favorevole per elezioni nazionali inclusive”, ha sottolineato l’inviato delle Nazioni Unite.

 

 

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