Al termine di una apparentemente infinita nottata di attacchi aerei israeliani che hanno colpito l’enclave costiera di Gaza, le forze armate israeliane e i gruppi armati palestinesi avrebbero concordato l’ennesimo “cessate il fuoco” nella regione.
Il movente dell’offensiva palestinese sarebbe, in tutta probabilità, da ricondursi alla morte in prigione del famoso attivista palestinese Khader Adnan, reso noto ai media per lo sciopero della fame intrapreso nelle carceri israeliane.
Le condizioni del cessate il fuoco
Il cessate il fuoco, definito “reciproco e simultaneo” sarebbe entrato in vigore alle 3:30, l’iniziativa diplomatica sarebbe stato frutto degli sforzi di alcuni funzionari egiziani del Qatar e delle Nazioni Unite.
Una conferma della fine dei combattimenti sarebbe poi arrivata dal portavoce della Jihad islamica Tareq Selmi, che ha confermato il rispetto del cessate il fuoco a partire dall’alba di Mercoledì.
Hamas ha detto che il suo leader, Ismail Haniyeh, ha tenuto colloqui con i funzionari di entrambi i paesi e le Nazioni Unite, per porre fine agli attacchi di Israele, che hanno visto aerei da combattimento e carri armati israeliani attaccare obiettivi a Gaza martedì scorso, e combattenti palestinesi lanciare razzi su Israele, dopo la morte di Adnan dopo aver trascorso 87 giorni in sciopero della fame in una prigione israeliana.
Come si è riacceso il conflitto a Gaza
Le motivazioni grazie alle quali si sarebbe riacceso il conflitto a Gaza sono circondate da un alone di mistero, dichiarazioni congiunte di diverse fazioni a Gaza, tra cui Hamas e Jihad islamica, avrebbero riportato infatti che il lancio di razzi, verso le forze armate di Israele, sarebbe stata una “risposta iniziale” alla morte di Adnan.
Dal fronte opposto l‘Esercito israeliano avrebbe controbattuto sulla portata dell’offensiva palestinese, fonti non ufficiali riporterebbero infatti una stima di almeno 30 razzi provenienti dalla striscia di Gaza; due dei quali si sarebbero abbattuti sulla piccola città di Sderot ad est di Gaza.
La rappresaglia di Israele sarebbe stata immediata e feroce, a distanza di poche ore una serie di raid aerei israeliani si sarebbero quindi abbattuti su diversi siti a Gaza, che con una popolazione di oltre 2 milioni di persone è una delle aree urbane più densamente popolate al mondo.
Issam Adwan, giornalista residente a Gaza, avrebbe dichiarato di aver assistito a diverse esplosioni vicino a casa sua, confutando le affermazioni delle forze israeliane secondo cui avrebbero preso di mira solo siti militari e non civili.
“Abbiamo vissuto e sperimentato un aumento significativo… degli aerei da guerra israeliani che prendono di mira aree densamente popolate, anche con quelle affermazioni delle autorità israeliane che prendono di mira “solo” i siti militari di Hamas, come di solito affermano“, ha detto Adwan.
I tentativi di mediazione dell’Unione Europea
L’Alto Rappresentante della Politica Estera Europea, Josep Borrell, in una dichiarazione ufficiale, avrebbe esortato Israele a cessare le “misure unilaterali” perpetuate ai danni della popolazione residente nella striscia di Gaza, ammonendo che l’unico risultato che ne potrebbe scaturire sarebbe un ulteriore inasprimento delle tensioni nella regione.
Il massimo diplomatico europeo avrebbe poi lanciato un accorato appello al ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen in visita a Bruxelles, nella speranza di non “mettere a repentaglio la possibilità stessa di una futura pace giusta e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati”
La reazione in Cisgiordania per la morte di Adnan
Devastanti rappresaglie si sono abbattute sulla città di Hebron, in Cisgiordania, dove la maggior parte delle attività commerciali hanno dichiarato l’adesione allo sciopero generale indetto per commemorare la morte di Adnan.
In seguito poi all’arrivo dei soldati israeliani a presidiare la manifestazione, lo scontro è diventato inevitabile, con alcuni manifestanti che hanno bruciato pneumatici e lanciato pietre con le milizie accorse, e le stesse che hanno reagito con il lancio di gas lacrimogeni e e proiettili di gomma, non causando “ufficialmente” nessun ferito.
Chi era Khader Adnan
Adnan, 45 anni, era un fornaio e padre di nove figli nella Cisgiordania occupata da Israele; è stato arrestato 12 volte e ha trascorso circa otto anni nelle carceri israeliane, la maggior parte sotto la cosiddetta “detenzione amministrativa” in cui le autorità israeliane possono trattenere i palestinesi in prigione per intervalli rinnovabili di sei mesi senza processo o accuse.
Dal 2011, Adnan aveva condotto almeno tre scioperi della fame per protestare contro la sua detenzione senza accuse da parte delle forze israeliane; l’avvocato di Adnan, Jamil Al-Khatib, e un medico di un gruppo per i diritti umani, che ha recentemente incontrato Adnan in prigione, avrebbero accusato le autorità israeliane di avergli impedito le cure mediche di cui avrebbe necessitato.
“Abbiamo chiesto che fosse trasferito in un ospedale civile dove potesse essere adeguatamente monitorato. Sfortunatamente, tale richiesta è stata accolta con intransigenza e rifiuto”, ha dichiarato Al-Khatib.
Adnan era “in detenzione amministrativa, un principio disumano, un principio che non fu preso in considerazione nemmeno sotto il regime dell’apartheid in Sudafrica.