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La Cina sostituisce gli USA come principale influenza straniera in Afghanistan

L'accordo con la cinese Xinjiang Central Asia Petroleum and Gas Co è il primo importante accordo internazionale sull'estrazione di energia firmato dai talebani da quando hanno assunto il controllo dell'Afghanistan nel 2021.

Per la prima volta da quando i Talebani hanno ristabilito il proprio predominio in Afghanistan, il paese mediorientale stipulerà un accordo internazionale, il partner in questione sarà un’azienda cinese specializzata nell’estrazione di petrolio.

L’accordo tra i Talebani e la Cina

L’amministrazione afgana a guida talebana, questo giovedì, ha firmato un contratto con una società cinese per estrarre petrolio dal bacino dell’Amu Darya e sviluppare una riserva petrolifera nella provincia settentrionale di Sar-e Pul.

L’accordo è stato stipulato dal ministro ad interim delle miniere e del petrolio Sheikh Shahabuddin Delawar e da un funzionario della Xinjiang Central Asia Petroleum and Gas Co (CAPEIC) in una cerimonia tenutasi nella capitale afgana Kabul.

Hanno preso parte alla cerimonia anche il vice primo ministro ad interim Mullah Abdul Ghani Baradar e l’ambasciatore cinese in Afghanistan Wang Yu, stando a quanto riferito dall’agenzia di stampa statale Bakhtar.

L’interesse della Cina nella regione afgana: Il “BRI”

Sebbene Pechino non abbia riconosciuto formalmente l’amministrazione talebana dell’Afghanistan, mantiene degli interessi significativi nel Paese, che è al centro di una regione importante per la “Belt and Road Initiative” (BRI) cinese.

Lanciato da Xi Jinping nel 2013 la strategia di sviluppo della Belt and Road Initiative (BRI) della Cina mira a creare connettività e cooperazione attraverso sei principali corridoi economici che comprendono la Cina, Mongolia e Russia, Paesi eurasiatici, Asia centrale e occidentale, Pakistan, paesi del Subcontinente Indiano e Indocina.

Gli investimenti messi a disposizione dalla Cina, in questo mastodontico progetto economico, hanno sempre ricadute positive sui Paesi coinvolti. Il vantaggio reciproco è una caratteristica della BRI che contribuirà anche a sviluppare i mercati per i prodotti cinesi a lungo termine e ad alleviare l’eccesso di capacità industriale a breve termine.

Le risorse nascoste dell’Afghanistan

Si stima che l’Afghanistan disponga di risorse non sfruttate per oltre 1 trilione di dollari, risorse che hanno attirato l’interesse di alcuni investitori stranieri, sebbene decenni di turbolenze abbiano impedito qualsiasi sfruttamento significativo.

Una società statale cinese è anche in trattativa con l’amministrazione guidata dai talebani per il funzionamento di una miniera di rame nella provincia orientale di Logar, un altro accordo che era stato firmato per la prima volta sotto il governo precedente.

Parlando in occasione dell’evento, Delawar ha affermato che in base all’accordo la compagnia cinese estrarrà petrolio da un’area che copre complessivamente 4.500 chilometri quadrati nelle province settentrionali di Sar-e Pul, Jawzjan e Faryab; dichiarando che “Oltre 3.000 persone locali troveranno lavoro in questo progetto”.

Il fascino seduttore della Cina

Nei primissimi giorni dell’insediamento Talebano nei palazzi a Kabul, la Cina non ha mancato di presentarsi subito come alternativa agli Stati Uniti d’America come influenza estera nel territorio.

Da Pechino infatti arrivarono aiuti per un valore di 200 milioni di yuan, ovvero 31 milioni di dollari, all’Afghanistan, comprese forniture alimentari e vaccini contro il coronavirus. Gli aiuti arrivarono seguiti da una comunicazione che è tutto dire, la dichiarazione di Pechino infatti fu: “l’istituzione del nuovo governo ad interim è stato un passo necessario per ristabilire l’ordine in Afghanistan”.

Dichiarazione alla quale seguì una feroce critica agli Stati Uniti d’America“Ciò che gli Stati Uniti hanno fatto negli ultimi due decenni è un esempio lampante che ci mostra le conseguenze dell’intervento militare arbitrario e dei tentativi di imporre la propria ideologia e i propri valori agli altri”, queste furono le parole del portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin.

La Cina medierà tra Afghanistan e Pakistan?

Gli osservatori internazionali sostengono che il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan nel 2021 abbia rianimato il gruppo di ribelli armati Tehrik-i-Taliban Pakistan, noto come TTP, che ha cercato di stabilire un governo islamista in Pakistan come i talebani afgani, sconfitto però dalle intense operazioni militari pakistane nell’ultimo decennio.

La scorsa settimana, i massimi leader militari e civili pakistani si sono riuniti per discutere i prossimi passi necessari a contrastare la minaccia del TTP, che ora sostengono provenga dall’Afghanistan.

“Nessun paese sarà autorizzato a fornire rifugi e agevolazioni ai terroristi e il Pakistan si riserva tutti i diritti al riguardo per salvaguardare il suo popolo”, si legge in una dichiarazione rilasciata dal governo Pakistano.

Le controversie nate tra i due paesi rischiano di minare il progetto cinese della nuova via della seta, essendo sia il Pakistan che l’Afghanistan due paesi chiave nel progetto di Pechino, la domanda che ora gli osservatori internazionali si pongono è se il Presidente Xi Jin Ping adotterà una politica di disinteresse o si ergerà a mediatore di una diatriba internazionale.

 

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