L’Unione Europea sogna di liberarsi dalla dipendenza di Russia e Cina, per farlo guarda verso Ovest, da oltre Oceano, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay si elevano a nuovo faro per i partner Europei.
Cos’è il “Mercosur”
Il 28 Maggio del 2008 i 12 Stati dell’America Settentrionale, suggellarono un patto non troppo discordante da quello che il Trattato di Maastricht è stato per noi Europei, in sostanza, la creazione di un mercato comune in America meridionale.
Sebbene non si possa definire come una solida Alleanza Politica, il Mercosur ha ottenuto diversi risultati considerevoli per quanto riguarda le politiche interne al Sudamerica come l’autostrada inter-oceanica, che unirà Perù, Bolivia e Brasile, l’anello energetico sudamericano, un progetto di forniture energetiche condivise dal Perù verso Argentina, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay.
Accordo Mercosur Unione Europea
Dopo vent’anni di negoziati l’UE ed il Mercosur hanno in definiva trovato un accordo del testo che porterà ad un nuovo mercato di libero scambio attraverso un significativo abbattimento delle barriere doganali tra i due Continenti.
A livello tecnico l’accordo prevederebbe in Primis la rimozione totale delle tariffe oggi imposte per diversi asset strategici europei, come il settore auto tassato al 35% o l’industria tessile e d’abbigliamento con la stessa aliquota, settori questi, di considerevole interesse per il sistema industriale Italiano.
Il testo prevede inoltre un pacchetto di importanti semplificazioni relative alle notoriamente impossibilitanti procedure doganali sia in import che in export, inoltre è previsto un percorso di adozione in Sudamerica dei regolamenti tecnici già in vigore nell’UE, così da facilitare ulteriormente gli scambi tra i due blocchi.
IL Mercosur rappresenta per l’Unione Europea solo il sesto partner per flussi commerciali, mentre in Sudamerica il Vecchio continente rappresenta storicamente il primo partner economico, questa condizione di squilibrio è causa di malumori all’interno delle cerchie più nazionaliste delle classi politiche Sudamericane.
La questione Brasiliana
Il Brasile sta vivendo settimane d’incertezza, dovute dall’atteso “ritorno” dell’ex presidente Lula alla guida di un Paese sempre più povero e polarizzato, che si è scontrato con un sostegno per il presidente uscente, Bolsonaro, più solido del previsto.
Il favorito, Luiz Inácio Lula da Silva, sembrerebbe molto interessato alla firma dell’accordo con l’Unione Europea, tanto da rendere il trattato uno dei suoi punti cardine della campagna elettorale, avrebbe promesso infatti di ratificare gli accordi, in caso di una vittoria il 20 Ottobre al ballottaggio, entro i suoi primi 6 mesi di governo.
Il suo obiettivo sarebbe quello di aumentare la cooperazione, coordinamento politico e soprattutto commerciale tra le due regioni, per instaurare un regime preferenziale di scambio di beni e servizi, accompagnato da molti nuovi investimenti.
“Se vinco le elezioni, nei primi sei mesi si farà l’alleanza con l’Unione Europea. Un accordo che prenderà in considerazione la necessità del Brasile di industrializzarsi di nuovo”.
-Luiz Inácio Lula da Silva-
Una severa opposizione alla convalida degli accordi potrebbe invece arrivare dal Presidente in carica Jair Bolsonaro, tra l’ultra conservatore Brasiliano e l’Unione Europea infatti non è mai scorso buon sangue, rapporti precari che si sono ulteriormente inaspriti quando, sotto richiesta della Corte Elettorale Suprema Brasiliana, l’UE aveva mandato degli osservatori per vigilare sull’intero processo elettorale che sta attraversando il Paese.
Gli ostacoli verso lo storico Accordo
Le proporzioni di questa nuova prospettiva commerciale sono colossali, l’Accordo interesserebbe un volume di oltre 800 milioni di persone, intaccando mercati fortemente radicati e abitudinari di tutti i Paesi coinvolti.
Una volta conclusa la stesura del testo, si avvierà un processo burocratico titanico, l’Accordo dovrà infatti trovare la ratifica di tutti e 4 i Paesi del Mercosur, l’approvazione del parlamento Europeo che si dovrà inevitabilmente scontrare con le associazioni di categoria dei Paesi maggiormente interessati, come Francia, Italia, Spagna e Germania.
In definitiva le criticità che aspettano l’entrata in vigore dell’Accordo non si faranno attendere, non solo perché una tanto estesa apertura ad un nuovo mercato libero potrebbe spaventare le nostre già precarie economie, ma anche e sopratutto per la prospettiva di una seria minaccia alla rigidità degli standard alimentari europei.
Non è tuttavia in discussione che un progetto economico globale di questa portata rappresenterebbe una occasione inedita per l’Unione Europea di liberarsi da una condizione di servilismo verso i partner commerciali storici.