-“La storia dimostra che tutte le dittature, tutte le forme autoritarie di governo sono transitorie. Soltanto i sistemi democratici non sono transitori.”-
Vladimir Putin
Le origini del Presidente Russo
Di umili origini, Vladimir Putin nasce nel 1952 a Leningrado in una kommunalka (abitazione tipica dell’Unione Sovietica), la madre trovò occupazione come semplice operaia mentre il padre servì come sommergibilista nella marina militare, arruolato in un gruppo di sabotatori.
Passata un’ adolescenza anonima si distinse in seguito per i suoi successi accademici, si laureò in legge nella stessa San Pietroburgo per essere poi adocchiato e arruolato dal KGB.
Operò nei servizi segreti dal 1985 al 1989, nella Repubblica Democratica Tedesca. Di ritorno in Madre patria appoggiò la Perestrojka (il complesso di riforme politico-sociali ed economiche nell’URSS a metà degli anni ottanta) per ricoprire successivamente diversi incarichi politici minori nel municipio di San Pietroburgo sotto il riformista Sobcak.
Nel 1996, trasferitosi a Mosca, entrò nelle grazie del Presidente Boris Eltsin, arrivando a ricoprire per lui diversi incarichi di alto rilievo istituzionale, assunse per primo la mansione di capo del Consiglio di Sicurezza Federale (ex KGB), per presiedere successivamente il Consiglio di Sicurezza Russo, arrivò quindi a ricoprire la carica di primo ministro nell’agosto del 1999; in seguito ad una sospetta dimissione del Presidente in carica Eltsin nella notte di Capodanno, Putin fu investito della carica massima ad interim, Capo di Stato.
Il primo mandato di Vladimir Putin
Nel marzo del 2000, appena 3 mesi dopo lo scandalo dimissionario, una consultazione popolare riconfermò Vladimir Putin alla presidenza della Federazione Russa, con un consenso di oltre il 53%.
L’impatto del nuovo Presidente non tardò a sconvolgere le fondamenta stesse della Nazione nei primi mesi del suo primo mandato, nel maggio del 2000 emanò un decreto che suddivideva gli 89 soggetti federali della Russia in 7 circondari federali, amministrati dai suoi più fedeli rappresentanti allo scopo di facilitare il controllo di un territorio tanto ampio.
Avviò inoltre una serie di riforme volte al risanamento economico, prevalentemente tramite un processo di privatizzazione di importanti imprese statali, per avviare poi una rivoluzione dei principale pilastri dello stato, riformando il sistema pensionistico, fiscale e bancario.
La sua visione della Russia nel quadro Internazionale prevedeva un piano di rappacificazione con la vicina Europa e sopratutto con gli Stati Uniti, attraverso un rafforzamento delle relazioni con i nuovi Paesi in via di sviluppo, come Cina e India consolidando così i rapporti BRICs (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), raggiunse l’ambizioso obbiettivo di instaurare un inedito dialogo con lo storico avversario, gli USA.
Il secondo mandato di Vladimir Putin
Il 14 marzo 2004, Putin viene rieletto presidente per il suo secondo ed ultimo mandato, questa volta con un consenso largamente superiore al turno precedente, raggiungendo il considerevole risultato del 71%.
Nel primo anno del suo nuovo mandato, precisamente a settembre, il Presidente Putin si trovò a dover fronteggiare una pesantissima crisi, scaturita da una serie di attacchi terroristici di matrice cecena all’interno della Federazione Russa.
Sfruttando la destabilizzazione politica in patria, Putin avviò una seria di riforme volte ad accentrare il potere verso Mosca, modificando il processo di elezione dei governatori regionali con un sistema di nomina diretta del presidente, creando sul fronte dell’opposizione, guidata da Michail Gorbačëv, il timore di un serio attacco alla Democrazia Russa.
I restanti anni del suo secondo mandato si caratterizzarono di una serie interminabile di scandali che misero in allarme la comunità internazionale sulle reali dinamiche della politica interna Russa, in particolare nel novembre 2006 l’accusa di omicidio su commissione dell’ex colonnello del KGB Aleksandr Litvinenko, incastrato da un video registrato dalla vittima stessa poco prima della sua morte.
La nuova carica di Primo Ministro e l’avvio del periodo del “mandato a vita”
Il vincolo del doppio mandato obbligò Vladimir Putin a rinunciare alla presidenza il 7 maggio 2008, tuttavia insediò al Cremlino il suo fedelissimo Dmitrij Anatol’evič Medvedev, tornando a ricoprire per lui la sua vecchia carica di Primo Ministro, garantendosi così un ruolo di alto rilievo nella vita politica Russa.
Nella veste di capo del governo, Putin si trovò a dover fronteggiare personalmente i disordini in Georgia, che si tramutarono nella seconda guerra in Ossezia del Sud, garantendosi una rapida vittoria.
Sul quadro internazionale mantenne rapporti molto collaborativi con la Germania sotto la presidenza della cancelliera Angela Merkel, mentre ancor più cordiali sono state le relazioni con l’ex premier italiano Silvio Berlusconi; si rivelarono invece più ostiche le relazioni con l’amministrazione USA di Barack Obama che intrattenne quasi esclusivamente rapporti diretti con Medvedev, è tuttavia da precisare che il ministro delle politiche estere, Sergej Viktorovič Lavrov, mantenne la più totale autonomia nel controllo delle relazioni Internazionali nell’interesse del vero Leader Russo Vladimir Putin.