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Guerra in Ucraina, origini del conflitto

Il conflitto in Ucraina è la naturale conseguenza di una scarsa lungimiranza dell'Occidente in tempi di pace, le origini delle tensioni che portarono alla guerra hanno radici profonde

“Noi non disponiamo di altrettanti soldati come la Russia. Né possiamo misurarci con i loro mezzi e i loro missili. Ma abbiamo qualcosa che loro non hanno: un popolo che ama la libertà ed è pronto a combattere per difenderla. Questa è una guerra del popolo e ogni cittadino ha un ruolo da svolgere.”

(Volodymyr Zelensky)

Le prime ore del conflitto

24 Febbraio 2022, la Russia invade le regioni del Donbass in seguito ad una squallida e coercitiva consultazione del Presidente Vladimir Putin con i suoi più vicini consiglieri. Il vaso di Pandora è stato aperto, sull’Ucraina piovono missili, il suono delle sirene con il tempo diventa la normalità, i più coraggiosi abbandonano le proprie case natale e danno vita ad il nuovo “viaggio della speranza” verso l’Europa.

Senza troppe sorprese l’Occidente tergiversa, in un primo momento assistiamo ad una puerile gara di ostentazione alla solidarietà, in un secondo momento inaspettatamente l’Europa presenta un fronte unito, dichiara pieno sostegno a Kiev e promette pesanti ripercussioni per l’invasore Russo.

Oltre oceano gli USA non mancano l’occasione per demonizzare  ulteriormente lo storico avversario, i colloqui tra il Presidente Ucraino Volodymyr Zelens’kyj e l’omonimo americano si fanno sempre più frequenti e intensi, il presidente, da Kiev, pretende un intervento diretto della della NATO, ma l’inquilino della Casa Bianca, temendo una rapida escalation della tensione in Europa temporeggia, promettendo un pacchetto di sanzioni che con il supporto dei partner europei avrebbe “costretto la Russia alla resa in tempi rapidi”.

L’origine del conflitto nella crisi di Crimea

Sebbene i media occidentali tendano ad esemplificare le motivazioni del conflitto in Ucraina come una “semplice” risposta all’avanzata verso Est dei confini NATO, le origini delle tensioni tra i due protagonisti del conflitto hanno radici più profonde, nate in realtà quando entrambi i paesi facevano parte della medesima federazione, la URSS.

Nel 1954 il leader dell’Unione Sovietico Nikita Krusciov concesse la regione della Crimea  all’Ucraina per celebrare i 300 anni della sua annessione con la Russia, le conseguenza del procedimento si limitavano, in realtà, a poche pratiche amministrative, che avrebbero suscitato tuttavia un senso di riconoscenza verso la Madre Patria.

Nel 1992, in seguito alla caduta del Blocco Sovietico, la Crimea proclama tempestivamente la propria indipendenza, rimanendo comunque all’interno dell’Ucraina come Repubblica autonoma, con un proprio parlamento e un governo con sede a Simferopol.

Negli accordi precedenti alla caduta dal blocco sovietico si garantì il controllo russo del porto di Sebastopoli, almeno fino al 2042, la Flotta Russa mantenne così un importante presidio sulle coste che si affacciano sul Mar Nero, garantendo alla marina di Putin uno sbocco sul Mar di Marmara e di conseguenza sul Mediterraneo.

Nel febbraio del 2014, con la caduta in Ucraina del presidente filorusso Viktor Ianukovich e la presa del potere da parte dell’opposizione nazionalista e filo-europea, il Parlamento della Crimea decide di indire un referendum per staccarsi da Kiev, dando vita a pesantissimi scontri nella piazze della regione.

La Russia, non avendo riconosciuto il nuovo governo di Kiev invia uomini e mezzi per presidiare i principali centri della penisola, oltre a numerosi mezzi blindati, il governo provvisorio di Kiev denuncia Mosca di una violazione della propria sovranità territoriale.

Il parlamento Crimea, il 20 Marzo, inseguito alla vittoria del fronte indipendentista sancì un trattato per ufficializzare l’esito della consultazione popolare, trattato subito ratificato dalla Duma, ma dichiarato illegittimo dall’UE che come di consueto intensificò un pacchetto di sanzioni verso mosca, inasprendo ancora di più toni della disputa.

Neanche l’Ucraina riconosce la valenza del trattato indipendentista, considerando la penisola facente ancora parte del suo territorio, solo temporaneamente occupato, legittimata dall’Assemblea generale dell’Onu, che con la risoluzione del 27 marzo del 2014, respinse a livello internazionale la validità del referendum in Crimea.

Le posizioni della comunità internazionale

“Il ricorso alla forza e alla coercizione per cambiare i confini non è ammissibile nel XXI secolo. Le tensioni e i conflitti dovrebbero essere risolti esclusivamente attraverso il dialogo e la diplomazia”.

-conclusioni del Consiglio europeo, 24 febbraio 2022-

Con queste parole i 27 avallarono la già comprovata politica dei sanzionamenti, suscitando non poche polemiche da parte delle destre europee, che furono subito bollate come “pericolose armi a doppio taglio”, divisioni tuttavia trascurabili difronte ad una dimostrazione di unità e forza con rari precedenti, fornendo all’Ucraina sostegno umanitario, politico, finanziario e militare.

“L’Ucraina appartiene alla nostra famiglia europea”.

Dichiarazione dei leader dell’UE, 10 marzo 2022-

Oltre oceano gli USA, denuncia il Wall Street Journal, rischia di cadere in una spirale che il noto giornale americano definisce; “trappola delle misure intermedie”, ovvero l’impulso iniziale a fornire pieno supporto all’Ucraina che si scontra con un impulso contrario a limitare l’aiuto in ottica di prudenza, un atteggiamento che è quasi un cliché per lo “Zio Sam”, basti gettare un occhio al passato considerando il Libano nel 1983, la Somalia nel 1993-94, l’Iraq, la Cina, l’Afghanistan e il Vietnam.

 

 

“Le immagini a cui assistiamo – di cittadini inermi costretti a nascondersi nei bunker e nelle metropolitane – sono terribili e ci riportano ai giorni più bui della storia europea.”

-Mario Draghi-

 

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