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1921 , La nascita del PCI

È il 15 di gennaio. La guerra è finita da poco. I tumulti di chi grida “Dobbiamo fare come in Russia” si sentono in lontananza. Il 1921 è iniziato da poco ed è in un teatro di Livorno che sta cominciando il XVII Congresso del Partito Socialista Italiano. Il teatro Carlo Goldoni aveva un altro nome quando i lavori furono terminati nel 1847, prendeva il nome di Teatro Leopoldo, fu l’Unita d’ Italia a cambiargli nome in Goldoni. È  qui nel teatro che si sono riuniti riformisti e rivoluzionari del PSI. Sono queste due correnti di pensiero, due schieramenti, che si contrappongo l’uno all’altro. I rappresentati delle principali correnti del Partito Socialista Italiano sono presenti per discutere del futuro del partito. I due anni precedenti sono stati gli anni del biennio rosso. Due anni dove la classe operaia italiana sembra avere la forza per sovvertire l’ordine costituito. I tumulti nelle piazze delle principali città industrializzate italiane animano il dibattito politico. Le manifestazioni spaventano la borghesia e chi crede che, nelle rivolte di piazza, non si possa trovare la via per il raggiungimento del benessere della classe lavoratrice. Altri invece vedono in quei tumulti un percorso intrapreso solo qualche anno prima in Russia. La rivoluzione russa del 1917 sembra essere il percorso più veloce per raggiungere l’emancipazione sociale del proletariato Italiano. Sono molti a pensare dentro il PSI che la rivoluzione sia la via corretta. C’è la volontà di aderire ai 21 punti imposti dal secondo congresso dell’internazionale comunista, sei mesi prima. Il principale nodo da affrontare è l’estromissione dei “riformisti” dal partito, in secondo luogo il cambio del nome, non più Socialista ma Partito Comunista Italiano. Nel teatro campeggia una gigantografia di Marx. Passano 6 giorni dall’apertura del congresso. Il 21 gennaio un canto si sente uscire dalle sale del Goldoni “Su, lottiamo! L’ideale – nostro alfine sarà – l’Internazionale – futura umanità!”. La votazione ha visto, contro ogni aspettativa, il trionfo di Turati a capo dei riformisti. Chi canta l’internazionale percorre poco più di un chilometro e,  sotto la pioggia, entra in un altro illustre teatro livornese, il San Marco, dove darà vita al partito destinato a diventare il più grande partito comunista d’Occidente.

Non basta vincere!

16 novembre 1919, Partito Socialista Italiano , voti 1.834.792, 32,28 % dei voti corrispondenti a 156 seggi. È il PSI il primo partito alle elezioni politiche italiane del 1919. Il Partito Popolare Italiano (PPI),  che prenderà il nome di Democrazia Cristiana nel Dopoguerra, è il secondo partito italiano a poco meno di 12 punti percentuali dal PSI. Come mai il primo partito d’Italia nel 1919 crolla e si divide a quasi 2 anni di distanza, scindendosi in due realtà? C’erano delle debolezze intrinseche all’interno del PSI. Il partito mancava di un programma di governo, strategie di alleanze e non aveva nessuna velleità o stralcio di  programma rivoluzionario. La vittoria era arrivata in modo del tutto inaspettato e l’incapacità di gestire questo patrimonio elettorale aveva di fatto immobilizzato il partito.

L’ala comunista del partito socialista.

Chi erano i protagonisti della scissione di Livorno? Due figure su tutti svettavano, Bordiga e Gramsci. Entrambi fondatori di un giornale che dava voce alla frangia più rivoluzionaria del PSI. Bordiga aveva fondato “Il Soviet” a Napoli nel 1918 mentre il giornale di Gramsci era “L’Ordine Nuovo” fondato a Torino nel 1919. “L’Ordine Nuovo” dava il nome anche a un nutrito gruppo di giovani intellettuali: Tasca, Terracini, Togliatti e lo stesso Gramsci. Questo era il gruppo che ad Imola nel novembre del 1920 darà forma alla volontà di cambiare il PSI. Sono le loro idee a dare la linfa vitale al nuovo PCI. È proprio “L’Ordine Nuovo“ di Gramsci a diventare il giornale ufficiale del PCI e che per primo teorizza la democratizzazione dentro le fabbriche tramite la nuova struttura dei “Consigli di fabbrica”. Ancor prima della scissione del 1921 furono queste idee ad alimentare le proteste di fabbrica nel settembre del 1920. La grande occupazione delle fabbriche che coinvolse piu di 400.000 operai fu uno degli apici del biennio rosso precedente alla scissione di Livorno.

Dopo Livorno

Il PCI appena nato è un partito che ha la testa a Mosca e troppe gambe in Italia. Divisioni e contrasti dopo la divisone del PSI, oltre che alla mancanza di una vera idea programmatica, minano la stabilità del nuovo partito. Dopo i primi anni alla guida di Amadeo Bordiga la dirigenza del partito viene presa da Gramsci e Togliatti. Nel 1922 una nuova forza politica guidata da un ex socialista come Benito Mussolino è in rapida espansione e prende sempre più peso politico. Sull’Ordine Nuovo si accusa questa nuova forza come la reazione della borghesia alla imminente rivoluzione proletaria, ma è un abbaglio. È proprio Togliatti che, studiando le ragioni sociali del Fascismo, denota che questa nuova forza politica ha un grande consenso. Nel ‘24 c’è la definitiva rottura tra il gruppo ordinovista e Bordiga, ormai sempre più in opposizione con l’internazionale comunista. Il partito comunista nel 1926 subisce un duro colpo con l’arresto l’8 novembre di Gramsci e in poco tempo passerà in clandestinità. Sarà solo l’operato d Togliatti che, trasferitosi a Mosca nel 1924 ed entrato nell’entourage di Stalin, garantirà l’operatività del partito. Il PCI ? sarà tra i principali esponenti del CNL e alla base della futura prima repubblica italiana dopo la fine della seconda guerra mondiale.

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