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Il PCI negli anni di piombo

Il 25 gennaio del 1966 inizia a Roma il XI Congresso del PCI. È il primo dalla morte di Togliatti. Per la prima volta nel partito si manifesta una critica interna al vertice che esce dalla cerchia stretta e si manifesta in maniera evidente. Due sono le faglie che si scontrano nel mondo comunista italiano, Ingraiani e Amendoliani. Sono due dei principali dirigenti comunisti che si fanno portavoce di due differenti posizioni interne al partito, Pietro Ingrao  e Giorgio Amendola. Il primo rappresenta la sinistra interna al partito mentre il secondo rappresenta l’ala legata alla destra del partito. Il punto nodale della questione li vede contrapposti sull’apertura ad un dialogo interno al partito in grado di mettere in evidenza le differenti posizioni della base del partito con la massima dirigenza. Quelle divergenze interne del PCI del 1966 furono appianate dalla elezione di Luigi Longo nel medesimo congresso. La segreteria di Longo rappresentò la transizione del partito dalla vecchia dirigenza alla nuova. Sotto la sua Segreteria il PCI vedrà nel giro di 2 anni formarsi quel grande movimento extraparlamentare facente capo al movimento studentesco e all’autunno caldo delle lotte sindacali principalmente degli operai metalmeccanici. Longo a differenza di molti altri dirigenti provò ad intessere dei rapporti con i rappresentanti del movimento studentesco provando a capirne le motivazioni e i dissensi con la posizione al vertice del PCI. Alle aperture di Longo si contrappone la posizione di Amendola. Il Segretario del partito pubblica un articolo dove giudica il movimento “avente un valore positivo”; si contrappone a pochi giorni di distanza uno scritto di Amendola che definisce il movimento studentesco “estremista ed anarchico”. La Segreteria di Longo nel gestire questa duplice posizione interna al PCI si apre verso i giovani. Longo è convito che sia necessario rivolgersi a chi meglio potrà interpretare le novità sociali che si stanno presentando in Italia e individua Enrico Berlinguer come successore alla segreteria.

Berlinguer e il dialogo

La segreteria di Berlinguer sarà ufficializzata solo nel 13 marzo 1972 al XIII Congresso del PCI ma nei fatti la scelta era stata già ufficiosamente presa nel XII Congresso nel 1969. Le precarie condizioni di salute di Longo e la complessa situazione interna ed esterna al PCI fece ricadere la scelta su Berlinguer. L’adesione fu pressoché totale della direzione del partito, solo 2 su 30 dichiarano una preferenza differente da quella espressa nei confronti di Berlinguer. L’apprendistato di Berlinguer avviene in un periodo complicato per il partito sia sul piano nazionale che internazionale. A livello nazionale Berlinguer deve gestire la diaspora di “quelli del Manifesto”, l’ala più critica che si stacca dal partito e fonda il mensile “il manifesto” nel giugno del 1969. Berlinguer non si oppone a tale presa di posizione anche se sconsiglia di frazionare il partito ai principali rappresentanti della scissione a sinistra, Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Aldo Natoli. Pochi mesi dopo, nel dicembre del 1969, un altro grave fatto irrompe sulla scena politica italiana: la strage di piazza Fontana. Il 12 Dicembre del 1969 a Milano in Piazza Fontana una bomba esplode; sarà l’evento che darà inizio al periodo dei così detti “anni di piombo” e l’inizio della “strategia della tensione”. Berlinguer non è ancora di fatto a capo della segreteria del PCI ma in quanto vice-segretario e con Longo solo formalmente a capo, gestisce la complicata situazione politica italiana. Le posizioni di Berlinguer nei confronti dei gruppi extraparlamentari di sinistra è critica. Il futuro segretario del PCI vede in queste formazioni autonome a sinistra del partito provocazioni organizzate da ambienti destrorsi del panorama politico italiano. Altra preoccupazione invece sono i gruppi di eversori armati di destra. Berlinguer prima dei fatti di Piazza Fontana giudicava “velleitarie” possibili svolte autoritarie a destra nonostante la convinzione di centrali operative interne ad apparati deviati dei servizi segreti che auspicavano svolte a destra. Saranno proprio i fatti del 12 Dicembre del1969 e il golpe cileno nel 1973, ad un anno dall’effettiva nomina a segretario di Berlinguer, a cambiare la percezione degli effettivi rischi di un golpe di destra volto a istaurare un regime reazionario. Sul fronte invece internazionale la segreteria di Berlinguer fu caratterizzata dalla prima faglia di rottura con il mondo sovietico. Il tradizionale legame togliattiano tra la dirigenza di Mosca e quella di Roma terminerà a causa di un nuovo assetto del PCI nella politica internazionale. Sarà con Berlinguer che prenderà piede l’idea dell’eurocomunismo. La scelta fatta dalla nuova direzione del partito è via socialista italiana passerà attraverso il dialogo democratico.

La politica del compromesso

Il PCI negli anni di piombo con in testa Berlinguer ha la netta convinzione che una eventuale vittoria elettorale non basti a garantire l’effettiva governabilità dell’Italia. Oltra all’intensificarsi della lotta armata il rischio concreto di un golpe di destra sembra sempre piu concreto per la dirigenza PCI. Una profonda convinzione della ingovernabilità del paese anche in caso di vittoria elettorale del PCI con maggioranza assoluta è il presupposto per cui Berlinguer stabilisce la necessità di intessere rapporti sempre più stretti con la DC. Il principale interlocutore nella DC diventa Aldo Moro. Moro e Berlinguer, nonostante un differente approccio analitico alla condizione politica interna ed estera, convergono sulla necessità di dover procedere a un temporaneo accordo per riuscire a gestire la sempre più difficile condizione interna della nazione. Il loro accordo passerà alla Storia come “il compromesso storico” tra i due principali partiti italiani. Il progetto politico del compromesso non vedrà però mai effettivamente la luce. Sarà con la morte di Aldo Moro il 9 maggio 1978, a seguito del sequestro delle Brigate Rosse realizzato 55 giorni prima, a terminare ogni possibilità di un’effettiva realizzazione del compromesso. L’ultimo atto degli anni di piombo fu l’attentato a Bologna nell’agosto del 1980. Con l’inizio degli anni ’80 le principali condizioni che comportarono le scelte politiche del PCI a cavallo tra anni ’60 e ’70 cambiarono e una nuova fase si presentò sul panorama politico interno e internazionale.

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