Il ministro delle forze armate francese Sébastien Lecornu ha rivelato lunedì ad Abidjan, l’ex capitale della Costa d’Avorio, che il paese europeo rivedrà la sua presenza in Africa, in seguito ad un crescente malcontento per l’influenza che l’Eliseo continuerebbe ad esercitare nel Continente Africano.
Emmanuel Macron perde “consensi” in Africa
Il rapporto tra la Francia e le sue ex colonie in Africa rispetta tutti i criteri di un matrimonio combinato finito in disgrazia, un unione forzata destinata a cessare. Il mondo se ne sarebbe accorto già da tempo ma dall’Eliseo non sarebbero mai giunti accenni a limitare la propria influenza nel Continente, almeno fino ad oggi.
Le relazioni tra questi due fronti sembrerebbero essere giunte infine al loro terzo atto; il Presidente francese, Emmanuel Macron, avrebbe infatti ordinato una “revisione della presenza francese in Africa”; e sebbene possa sembrare un iniziativa dettata dal buonsenso, le opzioni per Parigi si limitavano alla sola opzione annunciata.
Si perché la Francia sarebbe alle prese con rivoluzionari movimenti mossi dal risentimento delle popolazioni africane, in particolare dei giovani, decisi a condannare e rinnegare i legami storici con il Paese europeo. Le regioni maggiormente interessato da queste correnti rivoluzionarie parrebbero essere Mali, la Repubblica Centrafricana, Burkina Faso e la Costa d’Avorio.
La rottura definitiva con il Burkina Faso
Il Burkina Faso ha annunciato la fine dell’accordo militare, che avrebbe consentito alle forze speciali francesi di utilizzare il proprio territorio come base operativa per combattere gli insorti islamisti; tutto mentre il paese dell’Africa occidentale parrebbe sentirsi lusingato dall’attenzione di nuovi, in particolare la Russia.
Lo Stato Maggiore delle forze armate burkinabesche ha affermato che nel fine settimana si è svolta una “cerimonia di abbassamento della bandiera che segna la fine ufficiale delle operazioni della task force francese sul suolo burkinabé” presso il campo delle forze speciali francesi a circa 30 km dalla capitale, Ouagadougou.
Il Governo di transizione del Burkina, guidato dal capitano dell’esercito Ibrahim Traoré, avrebbe chiesto alla Francia di ritirarsi un mese fa, dicendo che le sue stesse truppe avrebbero difeso il paese dai militanti islamisti che hanno turbato la nazione del Sahel, così come la Regione in generale per quasi un decennio.
Non è chiaro tuttavia, come le autorità burkinabé intendano sopperire alla partenza di circa 400 forze speciali francesi dal suo territorio, che ha visto lo scorso anno il maggior numero di attacchi islamisti nel Sahel, con circa 3.600 persone uccise, stando a quanto riportato dal Centro africano per gli Studi strategici (ACSS).
L’Eliseo punta tutto sulla Costa d’Avorio
Durante una visita ufficiale nella capitale commerciale ivoriana Abidjan, il ministro francese, Sebastien Lecornu, avrebbe evitato di commentare le decisioni prese dal Burkina Faso, ribadendo invece l’impegno della Francia nel dedicarsi alle questioni di sicurezza in Africa occidentale, dove si starebbe diffondendo “l’insurrezione islamista”.
“Rafforzare la cooperazione con la Costa d’Avorio in termini di formazione e attrezzature perché è un paese importante per noi”. Queste le parole del Ministro francese ai microfoni dei giornalisti.
La crisi della sicurezza ha stimolato colpi di stato in Burkina Faso e nel vicino Mali, dove le giunte militari hanno promesso di frenare la violenza e guardare oltre i loro tradizionali alleati occidentali e regionali per ottenere sostegno. La partenza della Francia dal Burkina fa seguito al ritiro delle truppe dal Mali lo scorso anno, dopo che le autorità locali hanno iniziato a lavorare con gli appaltatori militari russi.
Il Governo del Burkina Faso continuerebbe a negare le accuse secondo cui dei mercenari russi si trovino già nel proprio territorio nazionale, ma le dichiarazioni poco si concilierebbero con quanto sostenuto dal proprio Primo Ministro a dicembre, che avrebbe accolto con favore l’aiuto della Russia nella sua lotta contro gli insorti.
“La Costa d’Avorio e il Niger possono cogliere l’occasione per posizionarsi come alternative per essere i nuovi paesi al centro della presenza occidentale e francese nella lotta al terrorismo”, ha detto lo storico ivoriano e analista della difesa Arthur Banga.