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Craxi, un socialista al governo

Gianni Minoli intervistando Bettino Craxi a Mixer, un programma di interviste a note personalità politiche, gli pone un quesito per capire la novità politica portata dal nuovo segretario del partito agli inizi del 1980: “In che modo i nuovi socialisti sono diversi da quelle vecchi?”, Craxi risponde “da un lato abbiamo cercato di legarci al meglio delle nostre tradizioni risalendo alle tradizioni più antiche”, Craxi continua, “dall’altro abbiano cercato di fare uno sforzo di aggiornamento della nostra cultura per capire i problemi del futuro, il partito socialista per definizione deve essere un partito dell’avvenire, un partito anticipatore”. Questa idea politica di rinnovamento sarà la linea guida che stabilirà il percorso nel PSI di Craxi. Nato a Milano nel 1934 il 24 febbraio da una famiglia di origini messinesi trapiantata a Milano. Il primo incontro con la politica di Craxi avviene alle elezioni del 1948. In quella prima esperienza a soli 14 anni fa propaganda per il padre Vittorio Craxi candidato come parlamentare nella lista del PSI. La sua passione politica non gli permetterà di completare gli studi universitari. Craxi sarà sin da giovane attivo su più fronti, sia internamente all’università sia dentro il partito. Nell’università Fonda il Nucleo Universitario Socialista ed è all’interno del UNURI (Unione Nazionale Universitaria Rappresentativa Italiana) ed entrò nell’Unione Goliardica Italiana. La sua militanza nel partito invece lo vede coinvolto nelle amministrazioni socialiste di Milano dove è molto attivo. Sarà nelle elezioni del 1968 eletto deputato in paramento e così comincerà la sua scalata alla segreteria del partito  

Alla conquista della segreteria. 

Craxi, diventato parlamentare, divenne uno degli esponenti dell’ala Nenniana. Il suo percorso interno al partito fu rapido.  Già nel 1972 divenne vicesegretario del Partito e fu solo questione di tempo prima di diventare segretario del partito nel 1976. La sua nomina fu dettata da un sostanziale impasse della nomina di segretario tra i maggiori esponenti di partito. La sua segreteria venne valutata come di transizione e destinata a breve durata. Oltre alle scarse aspettative interne al partito sulla prospettiva politica del nuovo segretario sul piano nazionale lo stesso PSI era alle prese con la grande cavalcata elettorale del PCI che sembrava mettere in crisi la stessa motivazione d’esistenza del partito. Fu proprio con Craxi che la linea politica del PSI cambiò. Il lavoro di svecchiamento e rinnovamento fu messo lentamente in atto. Fu la ricerca di una terza via tra la DC e il PCI. Esemplare fu la linea tenuta dal PSI durante i 55 giorni del sequestro Moro. Le posizioni intransigenti e contro ogni compromesso di DC e PCI vennero aspramente criticate da Craxi. Lo stesso Moro dalla sua prigionia scriverà a Craxi intimandogli di continuare per cercare una trattativa che garantisse la sua liberazione. Craxi scelse di allontanarsi dalla tradizione marxista del partito. Simbolica fu la scelta di cambiare il simbolo del partito, al posto di falce e martello arrivò il garofano rosso simbolo sempre caro al socialismo italiano. Un’altra fondamentale posizione politica presa da Craxi fu quella di intessere sempre più legami con i partiti fratelli dell’Internazionale Socialista in opposizione al sistema internazionale comunista.    

Dal governo all’esilio 

Le scelte della nuova dirigenza Socialista guidata da Craxi portarono il partito a una costante crescita. Fu nel 1983 che Craxi divenne il primo socialista a guidare un governo grazie al consenso conquistato. Il PSI passava dal 9,61% al 11,4 %. Il 4 Agosto si formerà il governo, che passerà alla storia come il pentapartito formato da DC-PSI-PSDI-PLI-PRI, a guida socialista. Il governo deve affrontare una complicata situazione economica e politica e molti saranno i provvedimenti presi per contrastare le tendenze negative da cui il paese sembrava non aver via d’uscita. Craxi dovette affrontare molte problematiche anche nel campo di politica estera a partire dall’avvallo dell’istallazione dei missili americani a Comiso come risposta occidentale agli SS20 sovietici alla Crisi di Sigonella. Craxi passò dall’essere accusato d’essere un servo degli Stati Uniti ad essere accusato dagli stessi alleati americani di appoggiare il terrorismo arabo. Ai fatti di Sigonella seguì una crisi interna al governo. Il PRI con alla testa Spadolini tolse l’appoggio al I governo Craxi e innescò la crisi. Nonostante la posizione presa dal PRI il governo ottenne la fiducia e prosegui fino al 27 giugno del 1986. Craxi non ottenne più la guida di un governo ma alle elezioni politiche del 1987 il PSI ottenne un ulteriore incremento elettorale arrivando al 14,6%. Questo risultato poté garantire una “rendita di posizione” che permise al PSI di attuare una politica di pressione nei confronti dei vari esecutivi che si alternarono fino alle elezioni del 1992. Fu in questo periodo che il confronto nella sinistra italiana parve ormai vedere il predominio dal PSI sul PCI. Craxi condizionò tramite le alleanze con alcuni dei principali esponenti della DC molte delle decisioni governative. Nacque nel 1989 il così detto C.A.F., l’acronimo che indicava la vicinanza politica tra Craxi, Andreotti e Fanfani. Tale assetto politico era destinato a durare poco; arrivò nel 1992 l’inchiesta di Mani Pulite. L’inchiesta guidata da un pool di magistrati di Milano mise a nudo il complesso sistema di tangenti e malaffare che aveva lentamente ma inesorabilmente condizionato per anni la politica italiana. Craxi fu una delle figure simbolo di questo complesso ed esteso sistema di gestione della cosa pubblica. “La caccia al cinghialone” così venne chiamata da un giovane Vittorio Feltri sul quotidiano di destra “Il Borghese”. Craxi sembrava l’architrave su cui i magistrati milanesi, guidati da Antonio Di Pietro, miravano per scardinare il sistema delle tangenti in Italia. Fu la fine politica di Craxi che in uno storico discorso alle camere il 29 aprile del 1993 provò ad imbastire un’ultima difesa e a denunciare pubblicamente tutto l’apparato politico italiano. Craxi venne duramente contestato fuori dall’Hotel Raphael di Roma il 30 aprile 1993; storiche le immagini del lancio delle monetine mentre il segretario del PSI saliva sulla macchina blu e si apprestava ad andar via. A seguito delle vicende giudiziarie e alla sua mancata ricandidatura, quindi alla perdita dell’immunità parlamentare, Craxi fuggì in Tunisia agli inizi di maggio. La sua fuga fu duramente criticata e dopo che venne dichiarato latitante non fece più ritorno in Italia. Morì ad Hammamet a seguito di un arresto cardiaco.  

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