Sicuramente il Cancelliere Scholz ha ricevuto una eredità complicata da gestire, l’ombra di Angela Merkel è indubbiamente uno scoglio importante da superare, in particolar modo per un politico di vecchia data che non ha mia nascosto di voler lasciare un segno significativo nella sua Germania.
Nel suo primo anno Olaf Scholz si è trovato alle prese con un guerra da gestire ai confini dell’Unione Europea, una crisi economica galoppante, faide interne all’Europa e attriti internazionali; non una prima esperienza semplice per l’ex ministro delle finanze, che si è insediato promettendo continuità con l’era di Angela Merkel.
Il pragmatismo nella questione Ucraina
Come ci si poteva aspettare da una Germania figlia di Angela Merkel, la posizione presa da Scholz in merito all’invasione Russa in Ucraina si può tradurre nei valori maggiormente apprezzabili dei Bavaresi, Stabilità e Lungimiranza.
Il Cancelliere Tedesco sarebbe stato l’unico infatti ad ammonire i partner Atlantici sul ricollocamento politico dell’Ucraina:” Il processo di adesione del Paese all’Unione europea non può essere accelerato nonostante l’invasione da parte della Russia, ma gli Stati membri hanno l’obbligo di trovare un modo rapido e pragmatico per aiutare Kiev“.
Queste le parole di Olaf Scholz, che avrebbe poi ammonito poi con:”Condividiamo tutti lo stesso obiettivo, la Russia non deve vincere la guerra, l’Ucraina deve resistere. Se aiutiamo un Paese attaccato brutalmente a difendersi, non contribuiamo all’escalation ma a respingere l’attacco e a porre fine alla violenza il più rapidamente possibile”.
La posizione sul contrasto ai cambiamenti climatici
I Socialdemocratici, i Verdi e i Liberali del FDP, che coalizzandosi permisero a Scholz di presiedere la Cancelleria Tedesca, si insediarono pianificando ambiziose politiche climatiche e restrizioni di bilancio.
I virtuosi piani di transizione ecologica crollarono dopo che Mosca ridusse le forniture energetiche verso l’Unione Europea, costringendo la Germania ad abbandonare i Dossier volto alla transizione ecologica, riavviando le dismesse centrali elettriche a carbone.
Conseguenza secondaria del danno ecologico causato dal conflitto, la Germania si è trovata a dover gestire un imponente buco di bilancio, nato dalla necessità di sostituire le forniture Russe, generando inoltre diversi attriti in seno alla stessa Unione Europea, che per l’ennesima volta ha mancato l’occasione di dimostrarsi unita.
L’Unione Europea rimase sconvolta quando Scholz annuncio l’istituzione di un massiccio fondo energetico da 200 miliardi di euro (207 miliardi di dollari) senza prima consultarli, lamentandosi della mancata consultazione per la creazione di una linea guida comunitaria. Ricevendo da Berlino una magra giustificazione che si può tradurre in una breve citazione di Scholz: “il fondo per l’energia è solo una soluzione a breve termine. Nessuno sa quando i prezzi dell’energia scenderanno ai livelli prebellici”.
L’ombra di Angela Merkel
La nota che tra tutte stona con l’amministrazione precedente di Angela Merkel, sarebbe l’annuncio del Cancelliere Olaf Scholz di uno “storico cambiamento nel comparto della difesa”, promettendo di riarmare la Germania con un massiccio aumento delle spese militari.
La forte presa di posizione di Scholz ha suscitato opinione contrastanti negli osservatori internazionali, Nils Diederich, politologo presso la L’Università di Berlino, avrebbe infatti plauso all’iniziativa del Cancelliere dichiarando: “Seguendo i drammatici eventi di quest’anno, ha fatto abbastanza bene”.
La statunitense Rachel Rizzo, responsabile per l’Europa nel Consiglio Atlantico, invece ha ammonito sul pericolo di “prendere slancio” nella corsa al riarmo: “Penso che non essere in grado di portare a termine gli impegni di difesa e sicurezza sia preoccupante”.
L’aumento della spesa per la difesa in un momento in cui il Tesoro viene sottoposto a pressioni per contribuire ad attutire uno shock dei prezzi alimentato dalla crisi energetica rischierebbe di minare la credibilità del Cancelliere Scholz.
Olaf Scholz si trova oggi a dover far fronte anche alla minaccia di faide interne alla sua stessa coalizione di governo, nonostante il pericolo dei litigi interni alla già fragile alleanza, il governo Scholz sarebbe già riuscito ad attuare parte del suo programma, compreso l’aumento del salario minimo e la riforma dei sussidi di disoccupazione.
Olaf Scholz non ha mai avuto grandi possibilità di non sfigurare nel sostituire Angela Merkel dopo i suoi 16 anni di governo stabile, farlo nel bel mezzo di una brutale confluenza di crisi che vanno da una guerra in Europa, la pandemia e l’esplosione dell’inflazione ha solo reso il raggiungimento di quell’obbiettivo più lontano.