La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si recherà, con Macron, a Pechino il 5 aprile, l’obbiettivo è quello di trovare equilibrio tra gli obiettivi geopolitici dell’UE e le sue ambizioni economiche legate alla Cina.
Emmanuel Macron si ritaglia un ruolo nel conflitto in Ucraina
Il terreno su cui l’Unione Europea ha deciso di edificare tuttavia è infido, i nuovi assetti geopolitici venutosi a creare, in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, e il ruolo di mediatore che Pechino avrebbe deciso di ritagliarsi rimodellano i legami, già precari tra la Cina e Bruxelles.
Questo cambiamento si è palesato in un noto discorso del 30 marzo tenuto da Von Der Leyen, in cui ha chiesto una rivalutazione delle relazioni del blocco con la Cina: “non possiamo chiudere gli occhi sul fatto che la Cina non è solo un partner economico ma anche un partner sistemico rivale.”
Macron, nel frattempo, starebbe cercando di aggiungere un tocco più personale alle sue interazioni con Xi, come parte di un’ambiziosa spinta diplomatica per creare distanza tra Xi e il presidente russo Vladimir Putin,che ha recentemente ospitato il leader cinese per una sontuosa visita di stato.
Parlando prima della visita a Pechino, Macron avrebbe affermato che il suo obiettivo sarebbe stato quello di “cercare di coinvolgere la Cina il più possibile per fare pressione sulla Russia” su tematiche come le testate nucleari.
Gli sforzi di Macron saranno interessano particolarmente tutta la comunità internazionale, tuttavia indiscrezioni internedichiarano che le aspettative rimangono basse per la visita, soprattutto considerando che il presidente francese ha una influenza minima nei colloqui e non è mai riuscito nei precedenti tentativi diplomatici, incluso fermare Putin dall’uso della forza militare nel periodo precedente all’invasione dell’Ucraina o in un tentativo in stallo nel rilanciare l’accordo sul nucleare iraniano.
L’Unione Europea cerca nuove vie di comunicazione
La difficoltà di Bruxelles nel trovare un equilibrio nei suoi rapporti con la Cina non è una novità, come osserva un recente rapporto dell’Asia Society Policy Institute, il blocco rimane “preso tra gli Stati Uniti, che spingono per un approccio duro, e la Cina, che spinge per legami economici più stretti”.
Questi legami economici hanno avuto un duro colpo nel 2021, quando Pechino inserì nella lista nera un gruppo di legislatori, esperti e diplomatici europei per aver imposto sanzioni da parte del blocco a quattro funzionari cinesi per violazioni dei diritti nello Xinjiang.
Le conseguenze dell’incidente portarono al congelamento di un trattato di investimento UE-Cina e i crescenti legami della Cina con la Russia nel mezzo della guerra in Ucraina, con Pechino che emerge come uno dei partner più stretti di Mosca, hanno peggiorato le divisioni interne all’interno dell’UE su come modellare la sua “politica cinese”.
Il blocco dei 27 paesi continuerà a perseguire la cooperazione con la Cina su questioni come il cambiamento climatico, dato che l’UE non può permettersi di alienare Pechino, essendo un partner commerciale chiave e un attore importante negli affari globali.
Ma c’è anche una maggiore spinta all’interno dell’UE per una posizione più forte nel far prevalere in Cina alcuni i suoi valori ritenuti crucial, come la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto.
Ciò ha portato la Commissione europea ad intraprendere una posizione più dura nei confronti della Cina come parte di un approccio da “poliziotto cattivo”, ha affermato in un recente rapporto il Consiglio europeo per le relazioni estere, un “think tank” con sede a Bruxelles.
A marzo, il presidente francese avrebbe ammesso di aver “suggerito a von der Leyen di accompagnarlo in Cina” in modo che potessero parlare con una voce unita, ma l’approccio più duro rischia un contraccolpo da parte di Pechino che potrebbe vanificare il delicato processo verso il raggiungimento di un equilibrio da parte di tutto il blocco dei 27, come evidenziato dalla reazione cinese alle osservazioni di von der Leyen nel discorso del 30 marzo a Bruxelles.
Fu Cong, ambasciatore cinese presso l’UE, avrebbe rivelato ai giornalisti di ritenersi “un po’ deluso“, dichiarando in un’intervista all’emittente statale cinese CGTG, che il discorso di von der Leyen “conteneva molte false dichiarazioni e interpretazioni errate delle politiche cinesi e le posizioni cinesi, ed è stato scritto da qualcuno che non capisce veramente la Cina”.
La centralità del ruolo di Pechino
La visita di Macron e von der Leyen fa seguito a un analogo viaggio in Cina del premier spagnolo Pedro Sanchez, che ha anche discusso con Xi della situazione in Ucraina, esortando il leader cinese a discutere direttamente dei piani di pace con Kiev.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy avrebbe ripetutamente affermato di essere pronto a parlare direttamente con Xi, ma i due leader non si sarebbero mai parlati da prima che la Russia invadesse l’Ucraina nel febbraio 2022.
In vista della visita di marzo di Xi a Mosca, sarebbero circolate notizie secondo cui Pechino era pronto a rompere il suo silenzio di alto livello, ma il colloquio telefonico promesso con Zelenskiy non si sarebbe mai concretizzato
Nell’ultimo mese la Cina ha intrapreso una spinta globale alle pubbliche relazioni per dipingersi come un paese che sostiene la pace in Ucraina, con Pechino che tenterebbe di commercializzare una proposta in 12 punti che potrebbe aprire la porta ai colloqui di pace.
Le capitali occidentali hanno per lo più scrollato di dosso il documento e lo hanno criticato perché ha congelato il conflitto lungo linee favorevoli a Mosca, ma la spinta diplomatica della Cina ha ricevuto il sostegno di alcuni paesi del Sud del mondo, come Brasile, Kazakistan e Sudafrica.
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato al Financial Times durante un’intervista del 29 marzo di ritenere che “la Cina stia testando il terreno, in termini di processo di pace”, ma che non abbia ancora preso una decisione sul ruolo da svolgere. Ha aggiunto che il ministro degli Esteri cinese Qin Gang gli aveva assicurato all’inizio di marzo che la Cina non avrebbe fornito armi alla Russia.
Andando a Pechino, Macron spera di capitalizzare la volontà della Cina di dipingersi come mediatore di pace sulla scena globale, anche se la strada da percorrere per lui è sempre più stretta tra tensioni con la Cina e proteste diffuse in Francia dopo l’aumento dell’età oensionabile; problemi che secondo gli analisti potrebbero sminuire la sua posizione con Xi.