L’approdo alla moneta unica

Nella notte tra il 31 dicembre 2001 e il 1° gennaio 2002, due uomini in giacca e cravatta acquistavano, a Vienna, due mazzi di fiori per le proprie mogli. Sembrerebbe qualcosa di totalmente ordinario, se quei due uomini non fossero stati l’allora presidente della commissione europea Romano Prodi e il cancelliere austriaco Schüssel, e se questi non avessero appena effettuato, con grande emozione di entrambi, il primo acquisto ufficiale della storia europea utilizzando la nuova moneta unica dell’Unione europea: l’euro. Quel 31 dicembre, infatti, i fuochi d’artificio in tutta Europa non davano il benvenuto solamente al nuovo anno, ma anche ad una nuova era. Quella notte verrà ricordata nella storia come “la notte dell’euro”.

Dallo SME alla UEM

Il percorso che portò all’unione economica europea fu un percorso caratterizzato da non pochi scogli da superare. Ambizione ricorrente fin dagli anni ’70, viaggiò per oltre venti anni in balia delle instabilità dei mercati internazionali, degli scarsi impegni politici e delle visioni divergenti riguardo le priorità economiche dei paesi coinvolti nel progetto.

Già nel 1972, i sei paesi fondatori della Comunità economica europea (CEE), più Gran Bretagna, Danimarca, Irlanda e Norvegia stipularono un accordo – definito “serpente valutario europeo” – al fine di stabilizzare il rapporto di cambio tra il dollaro e le proprie valute interne. L’accordo, però, durò molto poco, a causa della crisi petrolifera del 1973 che rese precaria l’economia mondiale.

Qualche anno dopo, nel 1979, i Sei della CEE più Danimarca e Irlanda, stipularono una nuova serie di accordi che diedero vita allo SME, il Sistema Monetario Europeo. Lo SME si basava su un sistema di tassi di cambio fissi, oscillabili solo entro un intervallo ristretto. L’elemento essenziale di tale sistema erano gli Accordi Europei di Cambio (AEC), che prevedevano l’intervento delle banche centrali dei paesi interessati in caso di raggiungimento dei margini di cambio. Oltre agli AEC, altro elemento costitutivo dello SME fu l’Unità di conto europea (ECU), una moneta fittizia (la cosiddetta “moneta paniere”) tra il 1979 e il 1999, quella che ha preceduto l’Euro.

Lo SME funzionò per oltre un decennio, fino a quando, nel giugno del 1988, il Consiglio Europeo affidò ad un comitato – presieduto dal presidente della Commissione Europea Jacques Delors e composto dai governatori delle banche centrali nazionali della Comunità Europea – il compito di elaborare il progetto di realizzazione dell’Unione economica e monetaria (UEM).

Il rapporto Delors e la nascita dell’Euro

Il frutto di quei lavori fu il Rapporto Delors, il quale proponeva di articolare la messa in atto della UEM in tre diverse fasi. La prima fase si decise di farla iniziare il 1° luglio 1990 e prevedeva principalmente l’abolizione delle restrizioni alla circolazione dei capitali tra gli stati membri. Vennero inoltre date maggiori responsabilità al Comitato dei governatori delle banche centrali, che iniziò i lavori per il completamento dell’UEM.

Il Comitato dei governatori venne sciolto il 1° gennaio 1994, data che segnò l’avvio della seconda fase. Questa, successiva all’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, decretò la creazione dell’Istituto monetario europeo (IME), le cui funzioni principali erano il rafforzamento della cooperazione tra le banche centrali, il coordinamento delle politiche monetarie e la preparazione alla costituzione del Sistema europeo di banche centrali (SEBC), alla conduzione della politica monetaria unica e all’introduzione della moneta unica, prevista nella terza fase – moneta che, nel 1995, il Consiglio europeo di Madrid decise che si sarebbe chiamata “Euro”.

Nel 1996 l’IME presentò al Consiglio europeo un rapporto che fu alla base della risoluzione – adottata poi dal Consiglio nel 1997 – sugli elementi fondamentali dei nuovi Accordi Europei di Cambio (AECII) e, sempre nello stesso anno, furono presentati i disegni per le nuove banconote in euro. Nel 1997, il Consiglio europeo adottò il Patto di stabilità e di crescita e nel 1998 venne stabilito quali paesi soddisfacevano le condizioni necessarie per la partecipazione alla terza fase: Germania, Belgio, Italia, Francia, Irlanda, Spagna, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia. I governi di questi 11 paesi, il 25 maggio dello stesso anno, nominarono Presidente, Vicepresidente e gli altri 4 membri del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea (BCE), istituita il 1° giugno 1998 e costituente l’Eurosistema, assieme alle banche centrali dei paesi membri. Con l’istituzione della BCE, l’IME finì il suo mandato e fu liquidato.

Il 1° gennaio 1999 ha avuto inizio la terza ed ultima fase, caratterizzata dalla fissazione irrevocabile dei tassi di cambio delle valute degli 11 paesi partecipanti all’unione monetaria e dalla conduzione della politica monetaria sotto responsabilità della BCE.

Fissati i tassi di cambio, si passò progressivamente alla moneta unica, l’euro, che per i primi due anni visse un periodo transitorio in cui, pur non essendo ancora entrato in circolazione, poté essere usato come moneta scritturale. Dal 1° gennaio 2002, l’euro è entrato ufficialmente in circolazione accanto alle monete nazionali, che sono state sostituite in via definitiva il 1° marzo 2002.

Attualmente, la cosiddetta “eurozona” – ovvero l’insieme dei paesi che adottano l’euro come valuta ufficiale –, che comprende Italia, Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Francia, Germania, Spagna, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia.

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