Il pensiero liberale nasce in età moderna nell’Europa occidentale. Questo è il periodo storico della formazione degli Stati per mano delle grandi teste coronate, sempre più inclini all’assolutismo; il periodo della Riforma di Lutero, che spezza per sempre l’unità religiosa del continente generando sanguinose guerre di religione – come la Guerra dei Trent’anni, combattuta tra il 1616 e il 1648 –; il periodo delle intolleranze religiose, che si traduce in scontri politici – un esempio è in Francia, dove tra il 23 e il 24 agosto 1572, la notte di San Bartolomeo, si consuma il massacro degli ugonotti per mano dei cattolici –; il periodo della creazione della Chiesa Anglica di Enrico VIII Tudor e lo scontro tra Elisabetta I e l’Invincibile Armata del re cattolico Filippo II; il periodo in cui, grazie alle grandi esplorazioni, l’Europa inizia la sua avventura del globo.
La centralità dell’individuo
Al centro del liberalismo vi è l’individuo. Con la nascita dei diritti civili si sancisce la libertà di ogni individuo di professare il proprio culto a dispetto di che cosa professa il proprio sovrano; la libertà di espressione, di associazione e di stampa (Locke, Voltaire); il godimento, per ogni individuo, di garanzie, sul piano politico e giudiziario, riguardo la propria persona, ad esempio eliminando l’applicazione della tortura durante i processi (Beccaria); la libertà di possedere e di gestire la propria proprietà. Progressivamente, da una società in cui la classe dirigente si distingue per il sangue, si afferma un’idea di meritocrazia in cui chi è dotato di mezzi economici e culturali può accedere alla politica (Padri Fondatori degli Stati Uniti). Oltre a tutto ciò si afferma la totale uguaglianza di fronte alla legge di tutti i cittadini senza considerare il loro rango sociale o i nobili natali.
Con la nascita dei diritti politici fu riconosciuto il Popolo come titolare del potere sovrano, e non più i re, che ricevevano la loro legittimazione direttamente da Dio. Questo riconoscimento della sovranità popolare non si traduce nella nascita delle moderne democrazie ma nella creazione di un contratto tra i cittadini e i governanti (Locke, Rousseau). Il Popolo è il titolare del potere sovrano ma l’applicazione del potere reale spetta ai re o alla classe dirigente, quella parte di società che possiede i mezzi economici e culturali; tuttavia, come previsto nella Dichiarazione di Indipendenza americana del 1776, se i governanti non fanno gli interessi del Popolo esso è legittimato a ribellarsi e sostituirli.
La tutela dei diritti dell’individuo: il liberalismo politico ed economico
Il liberalismo politico difende i diritti e le libertà individuali dall’autorità politica: il Bill of rights garantisce i diritti individuali ponendo sotto la legge ogni cittadino, la divisione dei poteri, elaborata in Francia da Montesquieu, crea tre differenti poteri all’interno di uno Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario). La teoria politica che poggia su questo pensiero è quella del bilanciamento dei poteri, in cui il fine di ogni organo di governo è quello di eseguire il suo compito e di impedire che un altro organo possa monopolizzare lo Stato attraverso un esercizio errato, soverchiante, delle proprie prerogative.
La società è plurale e ogni sua componente, pur con rigidi criteri di censo, viene chiamata a dare il suo contributo alla politica attraverso la rappresentanza: in libere elezioni, cittadini liberi votano i loro rappresentati i quali, mantenendo la libertà di coscienza – ovvero l’indipendenza decisionale –, porteranno gli interessi dei loro elettori all’organo di governo del potere legislativo, il Parlamento. Questo sistema politico, il parlamentarismo, trova la sua prima forma nella Gloriosa Rivoluzione inglese del 1688-89 (Locke).
Il liberalismo economico classico (Adam Smith) pone la sua attenzione all’iniziativa individuale che deve essere favorita dal libero mercato, che si fonda su due pilastri: il libero scambio di merci – che si raggiunge eliminando i dazi dello Stato – e la libertà di creare un’attività senza dover essere soggetto alle politiche delle corporazioni commerciali. Tratto fondamentale è che tale libero mercato può affermarsi se si eliminano i monopoli sia delle grandi corporazioni sia dello Stato.
Uno dei padri fondatori del pensiero liberale: Benjamin Constant
Concludiamo accennando al pensiero di uno dei padri del liberalismo, Benjamin Constant, autore di un testo fondamentale del pensiero politico moderno: La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni (1819). Secondo lui, la libertà dei moderni è un godimento pacifico dell’indipendenza privata e consiste nel diritto di essere sottoposti soltanto all’autorità della legge, di godere di diritti per la propria persona, di scegliere la propria occupazione, di tutelare la proprietà, di professare il proprio culto, di dire la propria opinione e, infine, di influire in modo indiretto sull’amministrazione del governo. I “moderni” ritrovano la loro felicità nel privato per il fatto che, vivendo in Stati di grandi dimensioni, sono più inclini alla pace, poiché in questo tipo di Stati gli individui si dedicano al commercio e al lavoro – a differenza del mondo antico, che era fondato sulla schiavitù, motivo per cui chi godeva dei diritti di cittadinanza ed era benestante, poteva permettersi di dedicarsi alla vita pubblica. La libertà dei moderni è la libertà individuale che, a differenza degli antichi, non viene sacrificata per quella pubblica. In epoca moderna la vita si divide nel godimento dei diritti civili e dei diritti politici, lasciando le persone in una condizione passiva e permettendo loro di dedicarsi agli affari privati in quanto la loro influenza personale è un elemento impercettibile della volontà sociale.