Per le elezioni politiche nazionali del 25 settembre 2022 i partiti di centrodestra hanno deciso di presentarsi uniti e di stilare un programma comune.
I sondaggi, anche se non sono una scienza esatta, parlano chiaro: a guidare la coalizione è Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che ha oramai quasi doppiato la Lega di Salvini e più che triplicato Forza Italia di Silvio Berlusconi.
Le contraddizioni del programma della coalizione di centrodestra
Rapporti di forza che sono evidenti all’interno di questo programma comune, composto da 15 punti.
Giorgia Meloni, comunque, ha dovuto scendere a compromessi tanto con Forza Italia, forza apparentemente più moderata delle altre due, quanto con gli elettori, la comunità internazionale e i mercati, spaventati dalla possibile vittoria di un partito di estrema destra.
Per questo, all’interno del programma, sono molti gli elementi che vogliono attenuarne la carica ultra conservatore.
Così, il primo punto insiste sull’orientamento atlantista della coalizione e sulla «piena adesione al processo di integrazione europea», a dispetto delle innumerevoli dichiarazioni esplicitamente antieuropeiste che negli anni Salvini e Meloni hanno pronunciato. È una contraddizione, questa, che attraversa tutto il documento: sembra, cioè, che molte delle proposte introdotte servano esclusivamente a tranquillizzare l’elettorato e gli spettatori, anche perché sono estremamente vaghe tanto nei loro principi quanto nella loro attuazione – forse proprio perché estranee ai valori di quei partiti.
Facciamo degli esempi su temi particolarmente spinosi. Partiamo proprio dalla questione dell’integrazione europea.
Il comma recita: «piena adesione al processo di integrazione europea, con la prospettiva di un’Unione Europea più politica e meno burocratica».
Sinceramente, non si capisce come ciò dovrebbe trasformarsi in realtà, sembra uno slogan lanciato per tranquillizzare e “annacquare” i veri punti forti del programma.
Altro esempio: tra gli impegni che il centrodestra si assume c’è quello della «lotta alle mafie e al terrorismo», ma in che modo? Con quali mezzi?
Eppure, il programma non è altrettanto vago quando si tratta di voler «combattere lo spaccio e la diffusione delle droghe con ogni mezzo, anche attraverso campagne di prevenzione e informazione».
Tra l’altro, da sottolineare l’“anche”, lasciando intendere che il primo strumento sia la repressione – elemento tipico delle culture reazionarie, però perché non dirlo esplicitamente?
Difesa, sicurezza, immigrazione: la proposta del centrodestra
Si potrebbero fare ancora altri esempi, ma il tema della repressione porta a una delle direttrici principali dell’orientamento della coalizione di centrodestra: la «difesa della Patria», il primo obiettivo che si legge scorrendo l’opuscolo.
Da chi? In che modo? In questo, il programma è molto dettagliato, e il titolo della sezione già lo esplicita: “Sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale”.
Il centrodestra si propone di ripristinare i Decreti sicurezza (già dichiarati parzialmente incostituzionali), aumentare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio e bloccare gli sbarchi (anche questo sappiamo che, oltre a essere nei fatti impossibile, viola il diritto internazionale e, sinceramente, è contrario a qualsiasi principio di umanità).
Vorrei mettere qui in evidenza solo una riflessione, oltre al fatto che si allude che la questione sicurezza sia legata esclusivamente all’immigrazione. Tanto all’interno del programma di governo quanto nelle dichiarazioni dei leader dei due partiti più marcatamente di destra, l’immigrazione irregolare – più spesso definita “clandestina” – viene trattata come se fosse un dato costitutivo del migrante, cioè come se le persone che si spostano siano “clandestine” per definizione. Invece, ed è bene sottolinearlo, la regolarità o irregolarità della migrazione la stabilisce l’ordinamento giuridico, dunque lo Stato. Essere clandestino è uno status sempre passibile di cambiamento, e il modo più efficace per combattere la migrazione irregolare non è restringere le possibilità di ingresso e di regolarizzazione (anzi, così si ottiene l’effetto contrario), bensì ampliarle, semplificarle e velocizzarle.
Perché la recente esperienza di Salvini ministro dell’interno ha insegnato che le migrazioni non si possono fermare, ma solo governare adeguatamente, perciò dare una dignitosa accoglienza ai migranti, tanto più se provenienti da contesti di guerra, violenza, povertà diffusa, non potrebbe far altro che portare benefici al Paese, sia in termini sociali che materiali: offrire agli immigrati la possibilità di immaginare un futuro e poterlo realizzare depotenzierebbe i possibili conflitti sociali e allontanerebbe da settori sommersi o illegali dell’economia chi, per disperazione, ha preso quella strada, oltre a portare nuovi introiti nelle casse dello Stato grazie al gettito fiscale.
Lavoro e fisco: il centrodestra a sostegno delle classi medio-alte
Ampio e articolato è anche il programma fiscale della coalizione di centrodestra, incentrato sulla riduzione della pressione fiscale per tutti: famiglie, imprese, lavoratori autonomi, taglio del cuneo fiscale, riduzione dell’IVA sui beni di prima necessità e sui prodotti energetici, ampliamento della platea dei beni con IVA ridotta, defiscalizzazione dei costi della sicurezza sul lavoro. Colpisce, qui, l’attenzione particolare riservata all’imprenditoria, verso la quale la proposta principe è quella di una flat tax per le partite IVA fino a 100.000 euro di fatturato.
Così, però, si rischia però di aumentare le diseguaglianze all’interno della società tra classi medio-alte, favorite e tutelate, e quelle basse, che invece vengono lasciate a sé stesse – e senza reddito di cittadinanza, che si prevede di «sostituire con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro».
Per chi, invece, ha conti in sospeso con lo Stato, è prevista l’ennesima pace fiscale (leggasi condono), una misura che rappresenta un vero e proprio schiaffo per tutte quelle persone che le tasse non le evadono o che si vedono, ogni fine mese, decurtato lo stipendio di quasi il 40%. Permettere a chi non ha adempiuto ai propri obblighi di saldare il proprio conto a prezzi scontati non incentiva ad assumere comportamenti virtuosi; anzi, premia proprio quei furbetti che, pagata una cifra inferiore rispetto al debito maturato, ricominceranno da dove avevano lasciato, sicuri che tanto, prima o dopo, arriverà un altro condono.
Leggendo queste proposte, inoltre, viene spontaneo chiedersi: come finanziare tutti questi interventi? Dove reperire le risorse? Se già la risposta era incerta nel programma del Partito Democratico, che prevede un impegno contro l’evasione fiscale, certo non è possibile dalla sola “pace fiscale”, ma su questo il programma tace – e di lotta all’evasione nemmeno si accenna.
La società immaginata dai partiti di centrodestra
Ci sono altri ambiti che definiscono chiaramente l’identità di questa coalizione, e dunque l’indirizzo che prenderebbe un eventuale governo di centrodestra. Un indirizzo che si può sintetizzare con la formula “Dio-patria-famiglia”, e se della patria si è già accennato, bisogna sottolineare come uno dei punti del programma sia quello di difendere e promuovere le «radici e identità storiche e culturali classiche e giudaico-cristiane dell’Europa», con tutte le ambiguità e inesattezze che questa formula contiene e promuove, ma soprattutto dimenticando che l’Italia è uno Stato laico, e che perciò non è accettabile che nel programma di governo di un partito si faccia un tale riferimento.
Infine, ben strutturato è l’intervento in tema di sostegno alla famiglia e alla natalità: aumento della spesa pubblica per infanzia e famiglia, asili nido gratuiti, aumento dell’assegno unico e universale, riduzione dell’aliquota IVA sui prodotti e servizi per l’infanzia, politiche di conciliazione lavoro-famiglia per madri e padri, tutela del lavoro delle giovani madri, agevolazioni per l’accesso al mutuo per l’acquisto della prima casa per le giovani coppie. Proposte coraggiose che non possono che attirare consensi, se non fosse che per famiglia questa destra intende un solo nucleo, cioè quello formato da una madre e un padre, e non ha mancato di ribadirlo Meloni nel confronto con Letta moderato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana.
Misure, quindi, che senza questa specifica sembrano diminuire le disuguaglianze e ampliare la platea di chi può godere di questi diritti, ma che in realtà la limitano, seguendo oltretutto criteri che non dipendono dalla scelta dell’individuo.
Perché questa destra non prevede che un individuo possa scegliere il proprio genere di appartenenza, o anche di scegliere di non appartenere ad alcun genere o sentirsi parte di entrambi.
Per questa destra, l’identità dell’individuo dev’essere definita da come e dove nasce: o maschio o femmina, e quindi “papà” o “mamma”, italiano e quindi cristiano, in virtù delle sue presupposte «radici classiche e giudaico-cristiane».
Per questi motivi i grandi assenti nel programma di centro-destra sono i diritti civili e la tutela delle minoranze: quelle etniche, quelle religiose, la comunità LGBTQI+. Insomma, più in generale non vengono tutelate, anzi vengono scoraggiate, tutte quelle che, da destra, sono considerate come “diversità” rispetto a un modello sentito come “tradizionale” e “naturale” di famiglia e società – ma che, in realtà, di tradizionale e naturale non ha proprio niente.