Oggi nella società post-industriale, una società liquida in cui le vecchie classi sociali sono spartite, uno degli effetti della globalizzazione e delle politiche neoliberiste è la proletarizzazione della classa media. In Italia, come nel resto del mondo, è aumentata la povertà ma si è formato anche un nuovo gruppo di ricchi possessori di autentici imperi economici mondiali.
Nel nostro presente la ricchezza è diventata un qualcosa di lontano dal nostro orizzonte quotidiano. Fino agli anni ’70 un semplice autonomo come un macellaio godeva di uno status sociale e di una certa ricchezza, se bravo con gli affari; oggi, invece, quello stesso privato deve vincere la concorrenza di immense multinazionali che hanno il volto ferino di grandi catene di supermercati i cui proprietari, gli azionisti, sono dispersi per il mondo.
Oltre all’aumento generalizzato della povertà il presente si caratterizza da un abbandono delle grandi ideologie politiche del XX secolo che, vista l’esplosione di violenza che ne derivò negli anni ’70, potremmo pensare che forse sia un bene. Ma la domanda che ora dobbiamo farci è se davvero il nostro presente è privo di riferimenti politici. Viviamo tutti quanti noi in una bolla apolitica? Il nostro pensiero è così omologato dalla globalizzazione politica? Siamo davvero tutti filoamericani come alcuni sostengono?
Il sovranismo
Il primo “sentimento” politico è il sovranismo: l’idea che per superare le sfide globali, dell’economia mondiale e delle crisi politiche, si debba ritornare a un orizzonte dello Stato-nazione. Questo pensiero politico è particolarmente sentito da quegli Stati membri dell’Unione Europea che vent’anni di moneta comune e di politiche di austerità hanno disilluso nei vantaggi una politica comune; inoltre, il mancato coordinamento e il rimanere a logiche egoiste degli Stati membri non fa che alimentare questo disinteresse. Cionondimeno, il sovranismo è un ritorno a un’utopia politica perché è difficile pensare come un singolo Stato – l’Italia ad esempio –, con tutte i propri problemi interni e la costante dipendenza delle materie prime estere, possa migliorare la propria condizione arrivando a giocare in solitaria un ruolo decisivo nella partita internazionale. La Brexit è stata forse l’esempio più forte di sovranismo. Tuttavia, il Regno Unito non ha mai fatto parte dell’Unione Europea dell’euro e, inoltre, era già inserito in una organizzazione internazionale di Stati, il Commonwealth.
Aspetti che alimentano il sovranismo, ma sono propri anche del populismo, sono la crisi di identità dello Stato-nazione, dovuta sia alla globalizzazione, sia alla migrazione mondiale che trasforma la società contemporanea in senso multinazionale. Quest’ultimo aspetto è strumentalizzato dai sovranisti, che generalizzando creano un sentimento diffuso di paura dentro i confini nazionali. Tale azione ha per effetto quello di incendiare i sentimenti sovranisti, o neo-nazionalisti, in nome di un aumento della difesa dei confini patri percepiti come sott’attacco.
Il populismo
Pur condividendo molti aspetti del sovranismo, come la repulsione alla globalizzazione e alle politiche comunitarie dell’Unione, il populismo si caratterizza principalmente per la volontà di scacciare la casta corrotta della politica tradizionale attraverso il ritorno della gente comune alla politica. In politica questo si realizza con la creazione di partiti populisti guidati da leader carismatici, uomini di successo della società civile che, tuttavia, per le loro ricchezze, non hanno nulla a che fare con la gente comune. Questi leader si vendono come rappresentanti del popolo, ovvero tutti coloro che non fanno parte della casta; possiamo ricordare Berlusconi nel 1994, Trump nel 2016 e l’esperienza del Movimento 5 Stelle di Casaleggio-Grillo che ha tentato di creare un populismo attraverso una democrazia diretta digitale.
L’ecologia
Greta Thunberg è l’attivista più importante di oggi in quanto rappresenta la nuova generazione mondiale. Ha riportato in auge le tematiche ecologiche e di decrescita economica care all’anarchismo no-global degli anni ’90, ma dalle risposte che gli Stati hanno dato sembra più che Greta sia stata il cavallo di troia dell’energia nucleare: non potendo realizzare quelle politiche folli e irrazionali della decrescita, ma dovendo fronteggiare nell’immediato il problema del riscaldamento globale, il ricorso all’energia nucleare sembra essere l’unica risposta realisticamente attuabile.
Il politically correct
Il pensiero democratico, negli ultimi quarant’anni, ha mosso i passi verso l’inclusività, allargando i diritti a tutti quei cittadini che ne erano esclusi. Il retro della medaglia è stato l’affermarsi di quello che potremmo chiamare la “ideologia politicamente corretta”, in quando questo modo di pensare ha creato fenomeni come “cancel culture”, o autentiche ricostruzioni ideologiche della storia, come una certa corrente afroamericana che ha affermato che i vichinghi del basso medioevo erano per lo più di origine subsahariana.
Di questo aspetto si collega la crisi di identità delle liberal-democrazie contemporanee, in quanto molti democratici radicali odierni, non riconoscendosi più nel pensiero liberale, si indignano quando i loro sistemi politici non aderiscono a politiche “politicamente corrette”, come la guerra o fare gli interessi del proprio Stato a svantaggio di altri.