Home Politica internazionale Sudamerica I rivoltosi devastano Brasilia: il mondo promette sostegno a Lula

I rivoltosi devastano Brasilia: il mondo promette sostegno a Lula

I sostenitori dell'ex presidente di estrema destra del Brasile Jair Bolsonaro hanno sfondato le barricate della polizia e preso d'assalto importanti edifici governativi, compreso il palazzo presidenziale.

Rivolte a Brasilia
sostenitori di Bolsonaro assaltano i palazzi governativi a Brasilia

Domenica 1 gennaio 2023 Luiz Inácio “Lula” da Silva ha prestato giuramento come presidente del Brasile per la terza volta, ma l’ombra delle violenze si profilavano dai sostenitori del suo predecessore, Jair Bolsonaro, già da mesi.

L’insediamento di Luiz Inácio “Lula” da Silva

“Prometto di mantenere, difendere e rispettare la costituzione, osservare le leggi, promuovere il bene generale del popolo brasiliano, sostenere l’unità, l’integrità e l’indipendenza del Brasile; questo il giuramento di Lula difronte al popolo brasiliano, discorso al quale seguì un accorato canto di esultanza da parte del nuovo parlamento eletto.

All’età di 76 anni Lula torna a a guidare il popolo Brasiliano dopo ben 12 anni; scostandosi dal protocollo di insediamento il Presidente Lula ha voluto condividere con il mondo un breve aneddoto simbolo della sua perseveranza:

“Nel 1989 ero a un comizio in Piaui, poi abbiamo camminato fino alla chiesa di San Benedetto, e un cittadino mi ha dato questa penna e mi ha chiesto di usarla per firmare se vincessi le elezioni nell’89. Non ho vinto le elezioni nell’89, non ho vinto nel ’94, non ho vinto nel ’98. Nel 2002 ho vinto, ma quando sono arrivato qui avevo dimenticato la penna e firmato con una penna da senatore. Nel 2006 ho firmato con la penna del Senato, e ora ho trovato la penna, e lo faccio in onore del popolo dello stato di Piaui”, ha detto.

Gli animi golpisti dei seguaci di Bolsonaro

Passati ormai nove giorni dall’insediamento a Brasilia di Luiz Inácio “Lula” da Silva, l’ex Presidente Jair Bolsonaro non avrebbe ancora riconosciuto formalmente la sconfitta, tentando di bilanciare la mancanza dell’ultranazionalista Bolsonaro, la sua amministrazione avrebbe rilasciato alla stampa alcune rassicurazioni sull’effettiva collaborazione per un efficace trasferimento dei poteri.

Senza particolari sorprese al momento più democratico che un paese possa affrontare, ovvero il pacifico passaggio di poteri da un esecutivo all’altro, è seguito uno dei momenti più bassi della storia repubblicana brasiliana, un esercito di rivoltosi hanno dato il via ad uno sfregio dello spirito democratico.

In ondate di verde e giallo, migliaia di sostenitori di estrema destra dell’ex leader brasiliano, Jair Bolsonaro, hanno devastato il Congresso, la Corte Suprema e il Palazzo Presidenziale di Brasilia, lasciandosi dietro una scia di distruzione, comprendente una ricca collezione d’arte ospitata nei tre palazzi irreversibilmente danneggiata.

“Il valore di ciò che è stato distrutto è incalcolabile per la storia che rappresenta. La collezione è una rappresentazione di tutti i presidenti che hanno rappresentato il popolo brasiliano durante questo lungo periodo. Questo è il suo valore storico”, ha affermato il Direttore della Curatela dei Palazzi Presidenziale, Rogério Carvalho.

Le reazioni delle Istituzioni Brasiliane

Sebbene Bolsonaro abbia condannato pubblicamente le rivolte, rimane vago in merito al riconoscimento della sua sconfitta dopo le serrate elezioni di ottobre che hanno diviso la nazione, ed è volato negli Stati Uniti prima del passaggio di consegne il 1° gennaio, dove sarebbe poi stato ricoverato in un ospedale della Florida per aver accusato dei lancinanti dolori addominali.

Il giorno dopo i disordini, ufficiali pesantemente armati hanno iniziato a smantellare un accampamento di sostenitori di Bolsonaro a Brasilia, uno dei tanti allestiti fuori dalle caserme dell’esercito in tutto il paese dalle elezioni presidenziali, arrestando 1.200 persone, oltre alle 300 arrestate domenica.

Il signor Torres, che in precedenza era stato ministro della giustizia di Bolsonaro, è stato licenziato domenica dal suo ruolo di segretario alla pubblica sicurezza dal governatore di Brasilia Ibaneis Rocha, che sarebbe stato a sua volta rimosso dal suo incarico per 90 giorni dalla Corte Suprema. L’ufficio del procuratore generale ha affermato di aver chiesto alla Corte Suprema di emettere mandati di arresto per il signor Torres “e tutti gli altri funzionari pubblici responsabili di atti e omissioni” che hanno portato ai disordini.

Le reazioni del Mondo ai disordini di Brasilia

Senza riserve la reazione della comunità internazionale, un comune senso di sdegno verso quanto accaduto è infatti arrivato dai Leader politici di tutto il mondo, promettendo sostegno e collaborazione alla nuova amministrazione Lula per fronteggiar gli animi rivoltosi che infestano la capitale.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres

“Condanno l’assalto di oggi alle istituzioni democratiche del Brasile. La volontà del popolo brasiliano e le istituzioni del Paese devono essere rispettate. Sono fiducioso che sarà così. Il Brasile è un grande paese democratico”.

Il presidente messicano Andres Manuel López Obrador

“Il tentativo di golpe dei conservatori brasiliani, sollecitati dai vertici del potere oligarchico, dai loro portavoce e fanatici, è riprovevole e antidemocratico. Lula non è solo, ha il sostegno delle forze progressiste del suo Paese, del Messico, del continente americano e del mondo».

Organizzazione del Segretario Generale degli Stati Americani Luis Almagro

“Condanniamo l’attacco alle istituzioni a Brasilia, che costituisce un’azione riprovevole e un attacco diretto alla democrazia. Queste azioni sono di natura imperdonabile e fascista”.

Il presidente cileno Gabriel Boric

“Il governo brasiliano ha il nostro pieno sostegno di fronte a questo vile e vile attacco alla democrazia”.

Il presidente colombiano Gustavo Petro

“Tutta la mia solidarietà a @LulaOficial e al popolo del Brasile. Il fascismo ha deciso di organizzare un colpo di stato. … È urgente che l’OSA (Organizzazione degli Stati americani) si riunisca se vuole continuare a vivere come istituzione”.

Il presidente argentino Alberto Fernandez

“Voglio esprimere il mio rifiuto di ciò che sta accadendo a Brasilia. Il mio e il sostegno incondizionato del popolo argentino a @LulaOficial di fronte a questo tentativo di colpo di stato che sta affrontando”.

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro

“Respingiamo categoricamente la violenza generata dai gruppi neofascisti di Bolsonaro che hanno aggredito le istituzioni democratiche del Brasile. Il nostro sostegno a @LulaOficial e al popolo brasiliano che sicuramente si mobiliterà in difesa della pace e del suo presidente”.

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