L’Italia uscita dalla guerra era divisa e, reduce dalla guerra civile tra fascisti e partigiani, presentava ampie fratture sociali. Nonostante questa complessa situazione una grande novità si appresta a irrompere sulla vita comune di tutti i cittadini italiani. Per la prima volta in Italia dalla sua nascita il suffragio universale per ambo i sessi porta gl’italiani a poter manifestare liberamente il loro pensiero politico e quale forma istituzionale avrebbe dovuto adottare l’Italia del dopoguerra. Tra il 2 e il 3 giugno del 1946 gli Italiani venivano chiamati al voto e dovevano scegliere, oltre alla formula istituzionale, repubblica o monarchia, quali attori politici avrebbero dovuto guidare la nazione. La scelta istituzionale ricadde sulla Repubblica, con tutte le polemiche che ancora molti sollevano oggi sulla condotta dello spoglio elettorale, mentre 3 soggetti politici uscirono da quelle elezioni come i principali contendenti della scena politica della prima repubblica, DC, PSI e PCI. Il PCI guidato da Palmiro Togliatti aveva conquistato il 18,93% dei seggi e si apprestava a sedersi nell’assemblea deputata a dar forma alla carta Costituente. Il PCI del 1946 aveva conquistato il suo consenso non solo con la persuasione elettorale della propaganda ma direttamente come il principale, anche se non il solo, partito della Resistenza. Togliatti veniva dalla storica svolta di Salerno che prevedeva la sostanziale trasformazione del PCI da partito della rivoluzione a partito di massa con lo scopo di agire sul piano democratico delle istituzioni. Con questo spirito Togliatti all’Assemblea costituente l’11 marzo del 1947 si espresse con queste parole: “La Costituzione ci deve garantire (…) che gli ideali di libertà non possano più essere calpestati, che non possa più essere distrutto l’ordinamento giuridico e costituzionale, di cui gettiamo qui le fondamenta».
La centralità del lavoro e le posizioni “settarie”
Il PCI , tramite la sua dirigenza, poneva come argomento centrale nel dibattito assembleare il tema del lavoro. Nelle parole di Togliatti veniva manifestata la tesi che per garantire la stabilità democratica, a seguito dell’elaborato finale raggiunto nella Assemblea Costituente, si sarebbero dovute affermare “forze nuove, le quali siano democratiche e rinnovatrici per la loro stessa natura. Talune forze sono le forze del lavoro”. Ma il PCI aveva al suo interno anche altre posizioni che vedevano con una certa disillusione la sola azione democratica espletata in fase assembleare. Il grosso della base del PCI si era formato durante la guerra civile, tramite la resistenza e le lotte partigiane. Questa considerevole fetta di elettorato è la principale causa di preoccupazioni per la dirigenza del PCI nel periodo dei lavori dell’assemblea Costituente. Tanti appartenenti ai gruppi partigiani avevano imbracciato le armi e avevano combattuto con il chiaro intento di ottenere, al fine dello scontro bellico, una realtà politica piu vicina al mondo socialista rispetto ai risultati che sembrava emergessero dai dibattiti dell’assemblea e che si concretizzavano in alcuni aspetti delle decisioni politiche di quegli anni. La stessa fuori uscita di Togliatti dal governo formatosi dopo la giornata del 2 giugno 2945 sembra dare indicazione di una sterilità politica del PCI nei primi mesi dalla nascita della Repubblica. Viene dato l’incarico a Pietro Secchia, il dirigente piu vicino agli ambienti piu rivoluzionari del partito, di far collimare la linea moderata della direzione del PCI con le posizioni “settarie” responsabili di creare fratture nel partito.
La costituente
La costituente venne formata da 556 deputati e il PCI ne fu rappresentato da 104 seggi. Il PCI fu il terzo partito alle spalle della DC con 207 seggi e del PSI con 115 seggi. Tra i principali e piu autorevoli protagonisti dell’Assemblea Costituente tra le file del partito oltre a Togliatti fu di particolare rilievo la figura ti Umberto Terracini. Il PCI occuperà, grazie a Terracini, la presidenza di una delle tre principali commissioni in cui si divise l’Assemblea Costituente durante i lavori di scrittura del testo, la commissione seconda che aveva come obbiettivo l’organizzazione dello Stato. Terracini sarà presidente dopo le dimissioni di Giuseppe Saragat e sarà tra i tre firmatari della stessa costituzione il 27 dicembre 1947 a Roma. Nelle parole di Togliatti è da trovare il principale ruolo svolto da PCI in quei mesi di duro lavoro “noi non abbiamo cercato un compromesso con mezzi deteriori” e ancora “Meglio sarebbe dire che abbiamo cercato di arrivare ad una unità, cioè d’individuare quale poteva essere il terreno comune sul quale potevano confluire correnti ideologiche e politiche diverse, ma un terreno comune che fosse abbastanza solido perché si potesse costruire sopra di esso una costituzione, cioè un regime nuovo, uno Stato nuovo”. Il PCI svolgerà un ruolo rilevante sul piano istituzionale solo durante i lavori della Costituente. Al termine ti tale periodo fino alla fine della sua esistenza politica si troverà sempre all’opposizione, dopo aver svolto quel importate ruolo di mediazione.