Il 20 ottobre 2022 sarà siglato il documento che terminerà una lunga controversia sui bacini davanti alle coste di Libano e Israele, i due Paesi hanno raggiunto, infine, una storica intesa sui confini marittimi e sullo sfruttamento di alcuni giacimenti di gas che hanno inasprito, negli ultimi mesi, i già precari rapporti tra i due Paesi.
Il trascorso tra Israele e Libano
Correva l’anno 2006 quando nel nord di Israele le ostilità con il confinante Libano si intensificano fino a degenerare in quella che la storia ricorderà come “guerra israelo-libanese”, il conflitto si perpetuerà ufficialmente per 34 giorni contrassegnato da una operazione militare su vasta scala dei contingenti Israeliani in risposta ad alcuni blitz minori dell’esercito Libanese.
Le conseguenze per il Libano furono catastrofiche, oltre all’altissimo numero di morti e dispersi, per lo più civili, le infrastrutture primarie del Libano subirono considerevoli danni: si stima che i profughi libanesi ammontarono tra gli 800 mila e 1 milione. Tutt’oggi alcune aree a Sud del Libano rimangono inagibili per il pericolo rappresentato dagli ordigni inesplosi.
Solo con l’intercessione delle Nazioni Uniti l’11 agosto del 2006, si raggiunse un cessate il fuoco duraturo, il Consiglio di Sicurezza Mondiale, grazie alla risoluzione 1701 e la conseguente ratifica da parte di entrambi i Paesi, ottenne il ritiro di tutte le Forze Israeliane dai territori Libanesi e il disarmo incondizionato di Hezbollah, un’organizzazione paramilitare islamista-sciita fortemente antisionista, nata nel giugno 1982 e divenuta successivamente un partito politico Libanese.
L’accordo storico tra Israele e Libano
In maniera inedita, l’accordo tra Libano e Israele per la demarcazione della frontiera marittima e la conseguente spartizione delle risorse energetiche al largo delle rispettive coste, verrà ratificato il prossimo 20 ottobre da entrambi i Paesi, soddisfacendo almeno in apparenza, i vertici sia di Israele che Libano.
Un particolare riconoscimento, da arte della comunità internazionale tutta, è rivolto verso Amos Hochstein, membro dell’Atlantic Council che ha fatto diverse volte la spola tra Beirut e Tel Aviv per raggiungere questo storico risultato. (lo stesso Hochstein è stato anche al centro dei negoziati con la Germania per il congelamento del gasdotto Nord Stream 2).
«La presidenza libanese ritiene che la formula finale abbia preservato i diritti del Libano sulle sue ricchezze naturali, in un momento importante per la popolazione”.
Così si apprende dal Comunicato rilasciato dagli uffici stampa di Beirut, in maniera analoga anche il Presidente uscente Israeliano Yair Lapid, ha manifestato entusiasmo e collaborazione, tanto da convocare in assemblea il Gabinetto Politico di Sicurezza per accelerarne la Ratifica.
Le nuove fonti energetiche
Il contenzioso interessava oltre 860 chilometri quadrati nel Mediterraneo, al Governo Libanese, stando all’accordo in attesa di ratifica, spetteranno i giacimenti del Qana, sebbene Israele manterrà il diritto ad una partecipazione ricevendo i pagamenti dei dividendi dall’operatore TotalEnergies che ha stipulato il contratto di locazione del campo di Qana.
Per Israele si apre invece la strada all’approvvigionamento di gas naturale da Karish di proprietà di Energean, che ha già provveduto ad inviare la sua piattaforma galleggiante di stoccaggio e scarico “Energean Power” nell’area di Karish.
Nella ormai concreta ipotesi che gli accordi vedranno l’approvazione finale di entrambi i paesi, lo sviluppo delle potenzialità di Karish e Qana potrebbe rappresentare una notevole boccata di ossigeno per l’intero sviluppo energetico del Medio-Oriente
Una via d’uscita per l’Occidente
Il mondo Occidentale attente con trepidante interesse la risoluzione degli accordi tra Israele e Libano, in un momento storico dove l’Unione Europea si è tragicamente resa cosciente della propria dipendenza energetica verso la Russia, il prospettarsi di nuovi fornitori alleati si prefigura quanto meno allettante.
Sebbene nei giacimenti del Qana, stando alle stime della società Francese TotalEnergies ci vorranno diversi anni per poter estrarre o vendere da queste nuove riserve, e non potranno quindi sopperire all’attuale crisi energetica Europea, potrebbero tuttavia rappresentare indubbiamente un asset di valore in futuro.
Dal canto suo L’operatore competente dell’area di Karish, la società britannica-greca Energean, stima di poter avviare la produzione nel giro delle prossime settimane, la società avrebbe infatti già dato inizio all’estrazione del gas dalla sua unità galleggiante nel sito, come previsto dalle procedure di test approvate dal governo israeliano.
«Il progetto di accordo è pienamente conforme ai principi presentati da Israele in materia di sicurezza ed economia. Questo è un risultato storico che rafforzerà la sicurezza di Israele, porterà miliardi nell’economia israeliana e garantirà stabilità al confine settentrionale».
-Yair Lapid, Presidente Israeliano-
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