Il Vicesegretario di Stato Victoria Nuland si è recata a Niamey per incontrare i nuovi leader militari del Niger. Secondo Nuland, i colloqui con i membri della giunta militare sono stati “estremamente franchi e a volte piuttosto difficili”, quindi non sono stati fatti progressi immediati che potrebbero portare stabilità alla situazione nel paese.
I tentativi di mediazione statunitense
Dal fronte opposto la delegazione del Niger, guidata dal generale di brigata Moussa Salaou Barmou, non parrebbe aver retrocesso di un passo dalla propria posizione, insistendo nel voler continuare ad operare con la forza, qualora venga ritenuto necessario.
I toni statunitensi si sarebbero quindi inaspriti velocemente, promettendo ritorsioni e ultimatum ai golpisti nigerini, Nuland avrebbe infatti presentando una serie di “opzioni” valide per invertire la rotta dopo il colpo di stato.
Sarebbe stato poi intimato ai golpisti, da parte della Nuland di garantire un pacifico ritorno del potere verso il presidente, riconosciuto dalla comunità internazionale, Mohamed Bazoum. Ma il vero timore di Washington si celerebbe nel continuo intensificarsi delle relazioni che la nuova leadership starebbe intrattenendo con il Gruppo Wagner, sulla scia della confinante Mali.
I rapporti tra Washington e il Presidente Bazoum
Una volte giunta nella capitale, il Vicesegretario Nuland, avrebbe poi incontrato il Presidente Bazoum. Il deposto leader, democraticamente eletto alle elezioni del 2021, sarebbe stato rinchiuso dai rivoltosi, nonostante le pesanti pressioni della comunità internazionale.
Nuland infatti non sarebbe ancora riuscita ad incontrare il Presidente del Niger, ma non solo, il capo della delegazione statunitense nel Paese non avrebbe ancora ricevuto infatti l’autorizzazione necessaria per incontrare il generale Abdourahamane Tchiani, mente operativa dietro il colpo di stato.
Un clamoroso nulla di fatto, questo l’esito del viaggio di Nuland a Niamey, il dipartimento di stato americano tuttavia si dichiara fiducioso, affermando che diverse opportunità rimangono valide per la risoluzione della crisi in Niger, affermazione che se dichiarata da fonti statunitensi lascia pensare a scenari poco diplomatici, nonostante la parte americana continuerebbe ad insistere sulla via dei negoziati.
D’altra parte, Washington continua a chiedere il ripristino di Bazoum e a condannare le azioni della nuova giunta militare. Al fine di aumentare la pressione sulle nuove autorità, gli Stati Uniti hanno sospeso più di 100 milioni di dollari in aiuti al paese e programmi di formazione per l‘antiterrorismo in Niger.
La giunta militare nomina un nuovo primo ministro e chiude lo spazio aereo, gli USA minacciano un intervento militare
In barba alle pressioni della comunità internazionale, la nuova giunta militare, provvisoriamente a capo del paese, continuerebbe a rivoluzionare le istituzioni del Paese, il leader del colpo di stato Abdourahamane Tchian, avrebbe infatti nominato l’economista ed ex ministro delle finanze Mahamane Lamine Zeine nuovo primo ministro del Niger.
Così come il tenente colonnello Habibou Assoumane è stato nominato nuovo comandante della Guardia Presidenziale del Niger, l’organismo che avrebbe dato iniziato alla rivolta contro Bazoum.
Un’altra misura presa dalle nuove autorità nelle ultime ore è stata quella di chiudere lo spazio aereo al fine di evitare un intervento militare da parte della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS).
L’ultimatum dato dal blocco africano ai leader del colpo di stato per riportare Bazoum al potere però sarebbe scaduto domenica. L’ECOWAS avrebbe quindi sollevato la possibilità di un intervento militare nel paese, un’eventualità che tuttavia non convincerebbe, e a buon ragione, tutti i paesi dell’ECOWAS.
Il fronte filo-russo nella regione sostiene il colpo di stato
Al confine, il Mali e il Burkina Faso, entrambi guidati da giunte militari filo-russi che sono arrivati al potere dopo i colpi di stato, avrebbero espresso il loro pieno sostegno alle nuove autorità del paese, minacciando ritorsioni nell’eventualità di un intervento militare nel paese da parte della comunità occidentale, dichiarando che qualsiasi intervento in Niger sarà visto come una dichiarazione di guerra anche contro di loro.
Anche la Guinea e la vicina Algeria, non facenti parte dell’ECOWAS, si sarebbero pronunciate contro l’uso della forza. D’altra parte, il Senato nigeriano ha respinto il piano di invasione, esortando il presidente Bola Tinubu, l’attuale leader del blocco, a cercare altre opzioni che non comportano l’uso della forza. Al contrario, paesi come il Senegal e la Costa d’Avorio avrebbero espresso il loro sostegno all’ECOWAS nel ristabilire l’ordine in Niger.
Giovedì’ si potrebbe scrivere la storia del Niger
Con l’obiettivo di cercare una soluzione all’attuale crisi in Niger, i leader dell’ECOWAS si incontreranno giovedì prossimo in un nuovo vertice straordinario per affrontare gli ultimi sviluppi nel paese.